mercoledì 28 novembre 2012

ROBOT E MISTERI



Sono due i romanzi di Isaac Asimov pubblicati nei Gialli Mondadori.  "Ma come? - qualcuno dirà - Asimov era  uno scrittore di fantascienza".  Senza dubbio, ma non solo. Quando è morto stava per terminare  il suo cinquecentesimo libro, intitolato appunto "Opus 500". E nella sua sterminata produzione c'è posto per un po' di tutto. Asimov  era anche un divulgatore scientifico, un umorista, un critico letterario, un narratore per ragazzi. E un giallista. Non basta: un giallista eccezionale. Non basta ancora: un cultore del genere. Faceva parte, infatti, degli "Irregolari di Baker Street", una associazione di appassionati ammiratori di Sherlock Holmes che prende il nome proprio da una banda di monelli  utilizzati da Arthur Conan Doyle come aiutanti del suo investigatore.   Non a caso Asimov ha curato un'antologia di racconti fantastici intitolata "Sherlock Holmes nel tempo e nello spazio" nel quale lo "spirito" di Holmes  si incarna in animali, robot, extraterrestri e così via. E non a caso Asimov ha curato anche (solo per fare un altro esempio) "Il delitto è servito", un'altra antologia  di racconti gialli di stampo più tradizionale tutti accomunati dal filo conduttore del veleno. Un tema chiaramente legato alla detective story più classica, quella in fondo che Asimov preferiva. Del resto, lui che ha coniato la parola "robotica" e ha dato alla voce "robot" l'accezione che tutti oggi conosciamo, non poteva che prediligere meccanismi gialli basati sulla deduzione, sul ragionamento, sulla logica: le doti, appunto, dei cervelli elettronici.

Nei suoi racconti e romanzi, Asimov ha sempre posto in secondo piano l'azione. Gli scontri, le battaglie, le lotte si svolgono in genere fuori scena o ne vengono fatti dei resoconti rapidi ed essenziali. Il grosso della trama si dipana attraverso conversazioni che esaminano la situazione da tutti i punti di vista, prospettando problemi e soluzioni, e solleticando in maniera vivacissima l'intelligenza del lettore. Si tratta di un modo di narrare molto cerebrale, eppure affascinante ed efficacissimo. Anche i gialli di Isaac Asimov hanno questa caratteristica: sono, tutto sommato, statici. Ma quanto sono intriganti! Il ciclo di racconti più famoso è senza dubbio quello del "Club dei Vedovi Neri", che conta una cinquantina di episodi. Tutti i racconti si svolgono nel medesimo luogo e hanno come protagonisti gli stessi personaggi, o quasi. Si tratta di una saletta riservata di un ristorante dove, una volta al mese, si riuniscono i sei membri di un club i cui soci, a turno, portano un ospite di volta in volta diverso. L'ospite ha sempre un mistero da cui è ossessionato e che vorrebbe risolvere. Ed è il settimo socio a risolverlo: si tratta di Henry, impareggiabile cameriere membro onorario del club, che serve la soluzione insieme al brandy. Una soluzione incontestabile, lineare,  tagliente come il filo della logica. I casi affrontati e risolti durante i banchetti dei "Vedovi Neri" riguardano molto di rado degli omicidi. Si incontrano spesso casi di spionaggio, di truffa, di furto; ma si tratta sempre, in realtà, solo di un pretesto per mettere alla prova le cellule grige di Henry e dei lettori. 

Qualcosa del genere avviene anche in un altra serie di racconti, quella degli "Enigmi dell'Union Club". Ogni racconto prende le mosse da una breve conversazione tra un gruppo di tre amici nella biblioteca di un club. Il quarto amico è un certo Grisword, che  all'inizio è sempre addormentato. Un brano della conversazione lo risveglia e gli ricorda un episodio che comincia a raccontare. Quindi si ferma di colpo, lasciando che i tre ascoltatori (e con loro, tutti i lettori) provino a immaginarsi il finale. Quando poi Grisword termina il suo racconto, nessuno (né gli amici del club, né i lettori) restano mai delusi. 

Torniamo ai due romanzi gialli veri e propri, quelli da cui siamo partiti, entrambi segnati  della sua personalissima impronta. Basti pensare che il più celebre, "Rompicapo in quattro giornate", si svolge durante un Salone del Libro dove si incontrano autori, editori e lettori:  lo stesso Asimov compare tra i personaggi, risultando uno dei possibili colpevoli di un intrigante delitto. L'altro romanzo, "Un soffio di morte", trae spunto dalla carriera di ricercatore e insegnante universitario dello scrittore: vittima, arma, assassino e movente sono originalissimi all'interno del panorama della classica detective story.


C'è di più. Dicevamo in apertura che Isaac Asimov è noto soprattutto per i suoi romanzi di fantascienza. Verissimo. Ha scritto decine  di racconti sui robot, ha ideato le fondamentali "Tre Leggi della Robotica". Ha creato uno sconfinato Impero Galattico e ha dato vita all' indimenticabile ciclo di "Fondazione". Ma c'è qualcos'altro che ha inventato: la fantascienza gialla.  Prima di lui, si riteneva impossibile una combinazione fra i due generi. Si diceva da più parti che per sua stessa natura un giallo fantascientifico non avrebbe potuto essere onesto con il lettore. Insomma, il timore era che uno Sherlock Holmes del futuro potesse  tirar fuori un aggeggio stranissimo e dire: "Come lei sa, Watson, il mio frannistan tascabile è  in grado di scoprire in un attimo il gioiello nascosto". Asimov era convinto del contrario. Per scrivere un giallo fantascientifico, spiegava "è sufficiente non mettere nuovi e strani aggeggi di fronte al lettore, e risolvere il giallo con lui. Basta non approfittare della storia futuribile al fine d'introdurre fenomeni ad hoc. Anzi, bisogna spiegare scrupolosamente fin dall'inizio tutti gli aspetti dell'ambientazione avveniristica in modo che il  lettore abbia una possibilità d'intravvedere la soluzione". L'investigatore del futuro, secondo Asimov, può essere onesto quanto quelli del passato e del presente se solo risolve il caso avvalendosi  unicamente dei fatti già spiegati e dunque noti al lettore. 

Ecco dunque tre eccezionali gialli con protagonista un detective umano, Eljia Baley, e il suo assistente robot Daneel Olivaw, ambienti in un futuro dove i terrestri sono considerati una razza inferiore rispetto agli altri uomini che vivono nelle colonie spaziali: nel primo, "Abissi d'acciaio", il delitto è stato compiuto sulla Terra; nel secondo, "Il sole nudo", il delitto è stato commesso su una colonia spaziale; nel terzo, "I robot dell'alba" ad essere stato ucciso è proprio un robot. Va detto che anche i romanzi del ciclo della Fondazione sono costellati di spunti gialli: per esempio, chi mai avrebbe sospettato della vera identità del terribile mutante "Mule"? O di chi fosse il Primo Oratore della Seconda Fondazione?

Ma ecco anche una lunga serie di racconti con un personaggio d'eccezione: l'"extraterrologo" Wendell Urth,  una sorta di Nero Wolfe del futuro, in realtà controfigura dello stesso Asimov: come il suo dottor Urth non si muove mai dal suo appartamento, allo stesso modo  il "buon dottore" (così Asimov era chiamato dagli ammiratori) non lasciava quasi mai la sua abitazione newyorkese. Il titolo dell'antologia che raccoglie i racconti con Wendell Urth protagonista è significativo: "Asimov's Mysteries". Vale a dire, I misteri di Asimov". Buona lettura, se volete mettervi alla caccia.