giovedì 25 giugno 2015

LA COLT DI ZAGOR


Una delle prime cose su cui si devono mettere d'accordo quelli che realizzano le avventure di Zagor e chi le legge, è il fatto di non cercare una precisa aderenza storica fra il mondo fantastico dello Spirito con la Scure e il nostro. La geografia, la storia, le divise dei soldati, l'aspetto dei villaggi indiani e i costumi dei pellerossa, il tipo di vegetazione della foresta, il clima, le armi, non sono quelli della realtà ma quelli dell'universo parallelo immaginato da Guido Nolitta e Gallieno Ferri a partire dal 1961, pieno di elementi che si sono sedimentati e hanno finito per creare un microcosmo governato da regole proprie. Oggi, pretendere che i militari di Darkwood vestano le esatte divise dell'esercito americano com'erano tra il 1830 e il 1840 è assurdo come chiedere che le pistole e i fucili usati nelle storie siano tutti ad avancarica. C'è una tradizione, nata in tempi diversi dagli attuali, in anni cioè in cui i punti di riferimento erano i fumetti precedenti, i film western americani degli anni Quaranta e Cinquanta, i romanzi popolari e non c'era l'abbondanza di documentazione di oggi. In quel contesto, anzi, chi avesse realizzato fumetti basati sulla realtà storica e dunque rifacendosi a una iconografia che nessuno, tra i lettori, conosceva, il prodotto non sarebbe stato apprezzato e capito. Così, ormai è stabilito che la foresta di Darkwood abbia le liane e che ci faccia caldo al punto da permettere a Zagor di andare sempre in giro in canottiera: non si può più cambiare. 

Tuttavia, la pistola che lo Spirito con la Scure porta al fianco sinistro con l'impugnatura in avanti è un modello di solito ben riconoscibile: una Colt Navy del 1851 a canna ottagonale. Il che non significa che l'estetica corrisponda al reale modo d'impiego: il nostro eroe usa delle pallottole custodite nel suo cinturone che, storicamente, non sono quelle adatte al caricamento (ad avancarica) dell'arma. Dunque la pistola è a quella ma i proiettili no. Si tratta comunque di una delle più affascinanti Colt mai realizzate: sicuramente più bella dei modelli a retrocarica, compreso quello usato da Tex. La vedete qui sotto, prima in una foto poi nei particolari di un paio di copertine di Ferri, ma anche in una vignetta di Donatelli (tratta dalla storia "Libertà o morte") in cui si può anche leggere un balloon in cui Zagor dice chiaramente di che arma si tratti.







Fra i lettori di Zagor ci sono alcuni esperti e collezionisti di armi d'epoca, tra cui Massimo Todescato, un vero appassionato dell'argomento, possessore di varie pistole perfettamente funzionanti (e del regolare permesso per usarle in un poligono). Massimo è venuto più volte a farmi visita in redazione e gli ho chiesto di portarmi un esemplare della Colt Navy '51 per scattare delle foto. Ne è nata una vera e propria lezione, i cui punti essenziali sono riportati qui di seguito (almeno per come li ho capiti io). L'arma, le munizioni e l'attrezzatura delle foto che seguono sono copie moderne, ma non modelli: cioè riproducono esattamente per materiali,  peso e funzione gli oggetti reali di metà Ottocento. Soprattutto, l'arma è in grado di sparare come quella vera.



Qui sotto vedete il necessario per il funzionamento dell'arma. Il tamburo andava caricato dal davanti (non dalla canna, ma nel modo in cui mostrano le foto) prima inserendo la giusta quantità di polvere da sparo misurata da un regolatore del corno che la conteneva, poi uno stoppino, quindi la palla di piombo.







La palla di piombo si allargava e deformava prima al momento in cui la si pressava con il perno apribile a compasso sotto la canna ottagonale, ma anche colpendo il bersaglio, dunque non era integra quando la si estraeva dalle ferite (non era neppure facile uscirne indenni). La deformazione della palla al momento di venire pressata nel tamburo riusciva anche a garantire che la carica non uscisse durante le cavalcate. Una volta caricato il tamburo, la Colt Navy '51 non era però ancora pronta a sparare: bisognava inserire un fulminante per la detonazione, davanti al cane. I fulminanti li vedete qui sotto.



Tutte queste operazioni richiedevano tempo e attenzione. Impossibile caricare durante una sparatoria concitata. Appunto per questo la Colt era dotata di un sistema rapido di smontaggio, grazie al quale si poteva togliere il tamburo giù usato e inserirne uno carico tenuto in tasca. L'arma andava comunque usata per sparare da poca distanza: oltre i 25 metri la mira era difficile da prendere. Fra lo scoppio del fulminante e la detonazione della polvere da sparo, il rumore era assordante e il rinculo poderoso.










Ascoltata la lezione di Massimo Todescato, io e Mauro Boselli ci siamo sfidati a duello con la Colt Navu '51 e la Colt Navy '60, simile ma con la canna cilindrica.