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DEGNO DI CIMABUE
di Moreno Burattini
DEGNO DI CIMABUE
di Moreno Burattini
Nella rubrica
della posta dell’albo originale di Alan Ford n° 76, Max Bunker aveva dato ai
lettori la notizia dell’abbandono di Magnus, specificando come quello fosse “un
numero interlocutorio”, soprattutto per quanto riguardava gli inchiostri. «Dal
prossimo numero – aggiungeva lo sceneggiatore – ci sarà la grande accoppiata
dei due Paolo: Paolo Piffarerio alla matita e Paolo Chiarini alla china. Il
risultato, ve lo assicuro, è eccezionale. Vedere per credere!». L’albo successivo
è appunto “Succursale inaugurasi”, contenuto in questo volume. In effetti,
Piffarerio trova il suo inchiostratore ideale, dal punto di vista della
continuità della linea grafica alanfordiana. La scelta di un matitista con uno
stile proprio piuttosto distante da quello di Magnus può aver stupito soltanto
chi non conosceva i trascorsi della sua collaborazione con Bunker. Vale la pena
ripercorrere la storia del primo incontro tra i due, così come è stato
raccontato dallo sceneggiatore nel n° 4 di Eureka Cult Comics: «Da
sempre cullavo l’idea di scrivere una storia western con protagonista un
avvocato che veniva nel West a portare la procedura legale, con la duplice
identità del giustiziere mascherato, che ha sempre avuto un fascino enorme su
di me. Bisognava trovare il disegnatore adatto e lo trovai in Paolo Piffarerio.
Eravamo verso la fine del 1960. Un giorno, a casa di uno dei calligrafi
dell’epoca che lavorava per diversi piccoli editori, vidi alcune tavole in costume, la storia di un
tamburino di Napoleone che emigrava in America. Gli chiesi chi era
quell’eccellente disegnatore e lui mi diede il nome, ma sbagliato, Piffaretti.
Però mi indicò il luogo giusto per trovarlo: presso la Gamma Film, la casa di
cartoni animati pubblicitari dei fratelli Gavioli. Fu un incontro cordiale. A
Paolo l’idea del personaggio che avevo già battezzato Maschera Nera piacque
molto, facemmo subito amicizia e, scoprendoci entrambi tifosi accaniti
dell’Inter, incominciammo a frequentarci fuori dal lavoro, la domenica, allo
stadio. Prima di iniziare la saga del vendicatore mascherato, però, avevo
un’altra idea in testa, quella della storia d’Italia, essendo ormai imminenti
le celebrazioni del 1961. Anche questa idea entusiasmò Paolo che,
compatibilmente con gli impegni del suo lavoro principale, quello
dell’animazione, si tuffò anima e corpo facendo sia sceneggiatura che disegno
di una storia pubblicata a puntate nelle pagine centrali del mensile Gordon,
col titolo di “W L’Italia”. Diedi a Piffarerio il primo soggetto di Maschera
Nera nell’inverno del 1961». Bunker cita il nome della Gamma Film, uno studio
grafico fondato nel 1953 dai fratelli Gino e Roberto Gavioli. Aveva sede dello
studio Cinelandia di Cologno Monzese e soprattutto negli anni Sessanta e
Settanta produsse una quantità di animazioni pubblicitarie per Carosello e
molte sigle animate televisive. Paolo Piffarerio fece parte dello staff fin
dall’inizio, coinvolto dall’amico Gino Gavioli, suo compagno di corso
all’Accademia di Brera e quasi coetaneo (il primo è del 1924, il secondo del
1924). Gino conosceva bene il talento di Paolo, dato che ancora giovanissimi
avevano iniziato a collaborare entrambi per l’editore Alberto Traini, creando
nei primi anni Quaranta alcune serie umoristiche e avventurose, come Carioca
e Capitan Falco. Nel 1948, Piffarerio aveva inoltre trasportato in
fumetti le comiche di Larry Semon per l’editore Toro: riguardando le pagine di Ridolini
(questo il nome con cui il buffo attore era noto in Italia) non si può non
riconoscere nella dinamica dinoccolata del personaggio la stessa mimica e gli
stessi movimenti delle tavole piffareriane di Alan Ford. Poco più che
trentenne, Paolo iniziò dunque a occuparsi di cartoni animati come direttore
tecnico e sceneggiatore di numerose animazioni, tra le quali quelle della serie
dedicata al frate Cimabue (testimonial dell’amaro Dom Bairo), di cui fu il
realizzatore grafico. Il protagonista era un fraticello che veniva canzonato
dei confratelli per i suoi errori, con le parole: “Cimabue, Cimabue, fai una
cosa, ne sbagli due”. La risposta del tapino, divenuta un popolare tormentone,
era: “Ma che cagnara, sbagliando si impara!”. Lo spot andò in onda tra il 1972
e il 1976, dunque proprio mentre avveniva l’esordio del nostro come matitista
di Alan. Altri famosi caroselli a cui Piffarerio lavorò furono quelli di Babbut,
Mammut e Figliut (una famiglia di cavernicoli che reclamizzano i prodotti
Pirelli), trasmessi dal 1962 al 1965; Taca Banda ovvero Andrea e Oracolo
(golosi dei biscotti Doria), visti dal 1968 al 1976; Gringo (il cowboy
della Montana che parlava in rima), sul piccolo schermo dal 1966 al 1976. Ma ancora: Pallina, Caio
Gregorio, il vigile Concilia, il pedone Foresto, Vitaccia
Cavallina. Dalla consuetudine
di Piffarerio con la gommosità dei cartoni animati, deriva evidentemente il suo
particolare modo di raffigurare i movimenti dei personaggi alanfordiani. Di
Maschera Nera e degli altri eroi realizzati dal disegnatore su testi di Max
Bunker (come Milord ed El Gringo) avremo modo di parlare in futuro. Qui, ci
basterà ricordare un paio di sue più recenti collaborazioni con altri
sceneggiatori. Una fra le più prestigiose è quella con Enzo Biagi per alcuni
episodi della celebre “Storia d’Italia a fumetti”. Poi, molto belle sono le
riduzioni a fumetti di classici della letteratura realizzate dall’artista per
il Giornalino, testata per cui firma anche la vita di Giuseppe Verdi. E
infine, come non citare i tanti rebus per la Settimana Enigmistica
usciti dalla sua penna? Tutti immediatamente riconoscibili, per l’inconfondibile
stile, dagli occhi dei lettori più attenti. Un estro pittorico degno del vero
Cimabue.