lunedì 10 gennaio 2022

MOLTI OCCHI E IL PONTE MINATO



Cerco di presentare sempre in questo piccolo spazio in Rete le mie storie a fumetti uscite in edicola (o distribuite in qualsiasi altro modo). Mi sembra un modo per lasciare una traccia a futura memoria (almeno finché la piattaforma che ospita “Freddo cane in questa palude” resisterà o una tempesta magnetica di origine cosmica non cancellerà tutti i contenuti di Internet). Nel corso del 2021, per dimenticanza, distrazione o mancanza di tempo non ho registrato la pubblicazione di due miei lavori, “Le storie Molti Occhi” (Zagor) e “Il ponte minato” (Tex). Provvedo adesso, così archiviamo la pratica.
 

LE STORIE DI MOLTI OCCHI

Nel maggio 2021 è uscito il primo numero di una nuova collana zagoriana, “Zagor Più”. Nuova quanto a formato, ma destinata a prendere il posto, dopo 41numeri, della serie degli “Zagor Maxi”. Nella rubrica “I tamburi di Darkwood” così ho presentato il cambiamento:

Vi segnalo il primo numero del nuovo corso dei Maxi Zagor. La gloriosa collana (in edicola da ben ventuno anni) proprio da questo maggio cambia nome in Zagor Più, passa da quadrimestrale a trimestrale, e  proporrà d’ora in poi storie complete in un formato più agile, di 192 pagine, diminuendo di prezzo.

Una più esaustiva spiegazione dei motivi dell’evoluzione l’ho fornita in un video che potete rintracciare e vedere sul sito Bonelli a questo link:

Sostanzialmente, il mercato (dicono) premia maggiormente le pubblicazioni più agili e meno costose rispetto ai malloppi più onerosi quanto a tempo di lettura e a prezzo. Del resto tutti gli editori adeguano i propri formati alle richieste del pubblico (per fare un esempio, anche Zagor a un certo punto è passato dagli albi a striscia a quelli giganti).

Parlando dei contenuti dello Zagor Più n° 1, ho scritto così sull’albo Zenith di maggio 2021:

Non cambierà però la formula dei “Racconti di Darkwood”, la cui quinta raccolta terrà a battesimo la nuova testata. “Le storie di Molti Occhi”, questo il titolo del primo Zagor Più, vede il simpatico stregone con gli occhiali protagonista di una drammatica avventura, nel corso della quale narrerà quattro vicende riguardanti il Re di Darkwood a un gruppo di giovanissimi pellerossa finiti nei guai insieme a lui. Come al solito, la “cornice” serve a introdurre storie brevi in cui vedremo alla prova sceneggiatori e disegnatori già noti e altri che fanno il loro debutto alle prese con lo Spirito con la Scure, rendendo omaggio alla sua leggenda.


Quindi, lo Zagor Più n° 1 ha proposto una nuova raccolta de “I Racconti di Darkwood”. Però, diminuendo la foliazione (da 282 tavole a 190), i racconti sono stati solo quattro (anziché cinque o sei) e la “cornice” ha dovuto essere giocoforza più limitata. Però, mi pare che la mia pur breve storia con Molti Occhi (38 tavole) sia funzionale e, a mio parere, divertente. Un plauso al disegnatore Stefano Voltolini, nuovo acquisto nella nostra scuderia ma già perfettamente a suo agio. Riguardo a Molti Occhi, ecco come ne ho parlato sul n° 15 della Collezione Storica di Repubblica, nella mia rubrica “Buoni e Cattivi”.

Quando Zagor si presenta agli indiani proponendosi come un inviato di Manito (un uomo, cioè, investito di una particolare missione e di una speciale protezione), l’eroe di Darkwood non confida nella credulità dei nativi americani, ma si appella alla loro particolare visione della natura, intesa come pervasa dal Grande Spirito, il quale più volte avrebbe inviato guide spirituali, profeti e grandi sakem al popolo rosso. Nolitta aveva comunque ben presente, nell’immaginare il suoi personaggio come ammantato da un’aura leggendaria, il modello dell’Uomo Mascherato. Quasi a voler smitizzare lo stesso espediente preso in prestito dal personaggio di Lee Falk, Nolitta fa entrare sulla scena un pellerossa che alla leggenda dello Spirito con la Scure non crede nemmeno un po’: il saggio e simpatico Molti Occhi. Si tratta di un errabondo stregone mohicano chiamato così perché porta gli occhiali, uno dei tanti oggetti della tecnologia dei bianchi da lui apprezzati, insieme al barometro o ai ferri chirurgici. Benché consapevole del fatto che Zagor sia soltanto un uomo, vedremo Molti Occhi aiutarlo in numerose occasioni a consolidare mito di personaggio protetto dalle divinità, organizzando con lui alcune delle sue più spettacolari “apparizioni” davanti capi e guerrieri della foresta.

 


 
IL PONTE MINATO

“Il ponte minato” non è una storia di Zagor, ma di Tex. Per la precisione, è la mia quarta storia di Aquila della Notte a venire pubblicata (ce ne sono altre in arrivo). Le prime tre sono storie brevi, di trentadue tavole, apparse su “Tex Color” (disegnate da Giuseppe Camuncoli, Michele Rubini e Raffaele Della Monica). Questa volta l’avventura è un po’ più lunga, 64 tavole, proposta però in sei albetti nel formato a striscia distribuiti in edicola con cadenza settimanale a partire dalla fine di ottobre 2021.

Nella rubrica “I tamburi di Darkwood” sullo Zagor del mese di novembre ho scritto così:

E’ iniziata da alcune settimane una nuova collana di “collaterali” da edicola del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, destinata a proporre la riproduzione anastatica (cioè fedele all’originale) delle strisce di Tex, a partire da “Il totem misterioso” che, nel 1948, segnò la prima apparizione del personaggio. Per le prime uscite, agli albetti d’epoca ne vengono aggiunti sei contenenti una storia inedita. Dato che è opera del sottoscritto (disegni di Rodolfo Torti, copertina di Marco Torricelli), mi fa piacere segnalarvela.

Mauro Boselli si è rivolto a me per sceneggiare “Il ponte minato” perché contava sulla mia esperienza con le strisce di Zagor, dato che per primo, nel 2018, avevo avuto l’idea di realizzare (realizzandola)  una nuova serie inedita in quel formato. In 64 tavole non si poteva certo raccontare una avventura epica ed epocale, ma i pareri dei lettori (almeno quelli che mi sono giunti, anche da parte di texiani di provata fede) sono stati sostanzialmente positivi. Io mi sono divertito, e Torti è stato un più che valido compagno di viaggio. Vedendo “Il ponte minato” accanto alle strisce anastatiche di Bonelli e Galep del 1948 vien fatto di pensare che anche io e Rodolfo avremmo dovuto procedere al ritmo di tre vignette in ogni striscia, ma sinceramente non volevamo falso un “falso”  che si confondesse con gli albetti dell’epoca, ma solo un omaggio (contemporaneo e di due autori contemporanei) a quel modo di raccontare.