domenica 27 ottobre 2024

IL RITORNO DI VINDEX



A partire dal 6 luglio 2024, con cadenza quindicinale, la Sergio Bonelli Editore ha pubblicato un’avventura di Tex che, se fosse stata proposta in un albo del formato da edicola, avrebbe contato 128 tavole. Invece, la storia si presenta suddivisa in dodici albetti a striscia di trentadue pagine ciascuno. Si tratta di un racconto inedito sceneggiato dal sottoscritto e illustrato dal veterano Marco Torricelli, autore anche delle copertine. E' la mia nona storia del Ranger.
 
Prima di parlarne, facciamo un passo indietro. Tra il 30 settembre 1948 e il 5 giugno 1967 uscirono in edicola trentasei serie a striscia di Tex, per un totale di 973 albetti, scritti da Giovanni Luigi Bonelli e in gran parte disegnati da Aurelio Galleppini, e tutte ristampati nella collana gigante, quella che continua a presentare ogni mese in edicola nuovi episodi di Aquila della Notte. A distanza di oltre cinquanta anni, ecco dunque tornare in distribuzione una nuova serie nel formato orizzontale, reperibile però solo in fumetteria e sullo shop online Bonelli. Il titolo dato a questa collana è “Tex serie Vindex”. 
 

Non si tratta, in realtà, del primo ritorno sulla scena di una avventura a striscia di Tex. Già nel 2023, in occasione del settantacinquennale del Ranger bonelliano, io e Rodolfo Torti eravamo stati incaricati di realizzare una breve storia divisa in sei albetti, intitolata “Il ponte minato” e distribuita in edicola insieme alla riproposta in edizione anastatica dei primi episodi degli anni Quaranta e Cinquanta, pubblicazione collaterale del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport.  Ecco qui un articolo al riguardo (basta cliccare).
 
Tuttavia, si era trattato di una iniziativa promozionale commissionata dalla RCS e non di un prodotto con il marchio Bonelli. Evidentemente il formato ha riscosso l’interesse dei lettori, e si è pensato, là dove vuolsi ciò che si puote, commissionarmi una nuova storia lunga esattamente il doppio (da sei albetti a dodici). 
 

 
C’è però un ulteriore precedente, non riguardante Tex - ma Zagor, risalente al 2018. In quell’anno, nei panni di curatore del parco testate dello Spirito con la Scure, proposi ai piani alti della Bonelli l’idea di realizzare, per vedere come sarebbe andata, una serie a striscia inedita del Re di Darkwood. Ottenni un “sì” immediato. Nel caso di Zagor, tra il 1961 e i 1970, le strisce erano state 239 divise in quattro serie, per cui quella del 2018 fu la quinta. A inizio maggio del 2018 presentammo così la miniserie a striscia  “Zagor Collana Darkwood”. Si trattava di sei episodi che raccontano un' avventura intitolata "Il battello dei misteri" sceneggiata dal sottoscritto e illustrata da Gianni Sedioli e Marco Verni. Nel rispetto degli stilemi dell'epoca, reinterpretati però da autori di oggi, fu dunque possibile rivivere le emozioni dei ragazzi di un tempo e stringere fra le mani pubblicazioni tascabili simili a quelle che hanno fatto sognare intere generazioni.
 


La miniserie ebbe uscite quindicinali distribuite in fumetteria. Anche se, ovviamente, può essere apprezzata da chiunque, la Collana Darkwood si è rivolta a due tipi di lettori. Il primo è il gruppo di quelli che  gli albetti a strisce se li ricordano, per averli letti all'epoca o per averli visti in mano ai nonni, ai papà o ai fratelli più grandi. Per costoro è stato  fortissimo il richiamo della nostalgia, legato al recupero di memorie mai perdute. Il secondo gruppo è quello di coloro che invece delle strisce hanno soltanto sentito parlare e vogliono provare a scoprire quale fosse il loro fascino, e che cosa provassero i ragazzi di un tempo stringendo in mano quelle piccole pubblicazioni che hanno segnato un'epoca. Paradossalmente, in questi nostri anni senza fiato in cui tutta la comunicazione deve essere veloce e la fruizione immediata, sessanta rapide strisce da gustare in pochi minuti potrebbero avere un insospettabile appeal anche al di fuori del "gioco" del recupero di un formato del passato (seppur al servizio di una storia inedita).

Il formato mi ha costretto a usare  un ritmo del tutto diverso, perché un racconto scandito in capitoli di sessanta strisce, che corrispondono a venti pagine della serie regolare, non può essere sceneggiato allo stesso modo di quando si propongono avventure lunghe due o tre volumi di 94 tavole ciascuno (come accade nella Collana Zenith). In un albetto devono accadere più cose di quante ne accadono di solito in venti tavole della serie regolare. Il racconto che ne risulta è più concentrato, gli accadimenti meno dilatati. C'è poi un recupero di vecchi stilemi utili a recuperare il sapore di un tempo: l'uso delle didascalie, per esempio, comprese quelle nei colonnini verticali con un disegnetto all'interno. Le vignette e le copertine di Gianni Sedioli e Marco Verni si prestano perfettamente all'operazione, tesa a ricreare il sapore delle storie di un tempo. Però non abbiamo voluto dar vita a un "falso" perfetto. Ci siamo adeguati al formato, ma restiamo autori di oggi. Morale della favola: grande successo, oltre ogni aspettativa. I sei albetti de “Il battello dei misteri” sono stati poi raccolti in un volumetto da edicola uscito nel 2022 (lo Speciale Zagor n° 35).
 
 
Illustrati questi precedenti, torniamo a “Tex serie Vindex”. Il titolo della collana già fornisce una chiara indicazione. Io e Torricelli ci siamo ricollegati, immaginandone un seguito, a una delle più classiche di Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini, coadiuvato da Francesco Gamba: “Sinistri incontri”, pubblicata originariamente sugli albi a striscia nn° 1- 12 Serie Gila (diciassettesima serie), e poi ristampata su Tex Gigante n° 34 e n° 35. In tutto, 128 tavole: esattamente quelle del nostro sequel.
 

Ma chi è Vindex? Uno scienziato pazzo, uno di quei mad doctor su cui sono basati svariati capolavori del fantastico, del terrore e della fantascienza, per esempio quelli con protagonisti il dottor Frankenstein, il dottor Cyclops e il dottor Moreau; per non parlare del capostipite dei folli scienziati del fumetto di casa nostra, il celebre Virus, eroe nero di un fumetto di Walter Molino del 1939, che ha ispirato l'Hellingen zagoriano. Di solito, i mad doctor sono studiosi la cui mente geniale è stata bistrattata negli ambienti accademici, e covano propositi di rivalsa contro il mondo intero, dedicandosi alla costruzione di avveniristici macchinari  perchè, una volta conquistato il globo terracqueo, tutti riconoscano la loro grandezza.  Il Vindex proposto da Bonelli e Galleppini come avversario al loro Tex, non fa eccezione. Si chiama Carmonas, ed è un accademico messicano, ma non tollera di essere chiamato "professore", proprio perché disprezza i suoi colleghi scienziati, da cui evidentemente è stato vituperato. Con il nome di Vindex si è ritirato nel deserto di Gila, dove utilizza un antico tempio azteco per studiare tecniche di manipolazione genetica. 
 
La follia lo porta a utilizzare le sue prodigiose scoperte per creare una razza di super-guerrieri Zuma con cui conquistare un impero basato sulla razza. Gli esperimenti rendono pazze le cavie umane, che crescono a dismisura ma poi finiscono per suicidarsi, mentre sortono effetti prodigiosi sui puma: Carmonas riesce a farli diventare grandi come bisonti. Visti i risultati, la sua ultima idea è quella di tentare il trapianto di un cervello umano nei giganteschi felini: "Potremmo ottenere la creazione di una interessantissima razza i cui individui avrebbero la forza e l'agilità delle più temibili belve e l'intelligenza dell' homo sapiens!", dice lo scienziato al suo assistente, Victorio Hermann, un giovane studioso che lo ha seguito perché affascinato dal talento del professore ma ora molto spaventato dalla sua degenerazione: "Pazzo! E ogni giorno la sua follia diventa sempre più pericolosa! - pensa Victor - Dall'idea iniziale di sviluppare artificialmente piante utili all'uomo è passato all'idea di creare una razza di giganti, poi il successo degli esperimenti gli ha dato l'idea di fondare un impero... e adesso, prima ancora di essere diventato ciò che vuole essere, il dominatore della terra, già pensa di creare una nuova orrenda razza di mostri!". 
 
In un momento d'ira, Vindex minaccia il collega: "Basta così, Hermann! Non si discutono i miei pareri! Vi ho fatto l'onore di accettare la vostra collaborazione, ma non dimenticate mai chi sono io! Il mio regno è ancora piccolo, ma è vicino il giorno in cui tutta la terra tremerà al mio cospetto! ...Io sono Vindex, il creatore del più grande regno di tutti i secoli! Io  sono Vindex, il re dei re! Chi non riconoscerà il mio regno e cointravverrà i miei voleri, finirà fra gli artigli e le mascelle dei miei guardiani!". In effetti, la minaccia non è da poco: i colossali puma di Carmonas seminano il terrore nel deserto circostante il tempio. Per affrontarli, Tex deve ricorrere a un centinaio di candelotti di dinamite. Ma alla fine, neppure loro, e neppure i giganteschi guerrieri Zuma riusciranno a impedire che Aquila della Notte e i suoi pard abbiano la meglio. Victorio Hermann sarà l'unico a salvarsi, per Vindex e i suoi accoliti è la fine della pista. Perché c'è una regola ferrea nei racconti di avventura che hanno per protagonisti gli scienziati pazzi: i mad doctor, da ultimo, vengono sempre sconfitti.
 
 
Queste le premesse. Per scoprire che cosa racconta il sequel realizzato da me e Torricelli, non reta che procurarsi i dodici albetti a striscia della “Serie Vindex” (o aspettare una eventuale riedizione che li raccolga, eventualità però su cui non sono in grado di anticipare nulla). Sul sto Internet Bonelli è stato pubblicato un video in cui io e Marco presentiamo il nostro lavoro, e lo potete vedere cliccando qui.
 

 
Un’ultima annotazione: in contemporanea con la distribuzione in fumetteria delle strisce inedite di Tex, è uscita una nuova serie inedita anche di Zagor, denominata “Collana Aquila” e intitolata "La miniera dell'incubo": otto albetti scritti da Giovanni Eccher e illustrati da Gaetano Cassaro, con le copertine di Joevito Nuccio. Di mio, oltre alla cura editoriale, c’è un racconto in prosa, con protagonista Zagor, intitolato “Hellbourgh”. Si tratta del quinto racconto in prosa da me dedicato allo Spirito con la Scure, disponibili peraltro anche in audiolibro.
 

 



lunedì 9 settembre 2024

LA PICCOLA OMBRA

 

 


All'inizio del mese di luglio 2024 è uscito lo Zagor n° 708 (Zenith 759), intitolato "Verdetto finale". Potete leggere il mio commento cliccando sul titolo (colorato). Se lo farete, fra le altre cose troverete scritto:
 
nella seconda parte dell'albo è contenuta una avventura breve e autoconclusiva, di 46 pagine, intitolata "La piccola ombra", da me sceneggiata per Fabrizio De Fabritiis. Di questa avventura parleremo prossimamente in un post apposito.

Poiché ogni promessa è debito, eccomi appunto a parlarvene. Ma dato che a una storia breve si addice un commento breve, per una disamina più lunga vi rimando alla recensione di Marco Corbetta pubblicata sul blog “Zagor e altro”.


Da parte mia, comincio con il riportare le parole con cui io stesso ho presentato “La piccola ombra” nella rubrica “I tamburi di Darkwood” a pagina 4 dell’albo Zenith 759:
 
“Verdetto finale” è caratterizzato dall’esordio sulla Collana Zenith di Fabrizio De Fabritiis, classe 1974, pescarese di nascita e novarese di adozione, con una poliedrica e multiforme attività nel curriculum, appartenente allo staff di Dragonero ma già visto alle prese con lo Spirito con la Scure nel 2022, con una storia della serie “I racconti di Darkwood” apparsa sul n° 5 di “Zagor Più”. Fabrizio è noto anche con il soprannome di “disegnatore esplosivo”, come lo chiamano i suoi numerosi ammiratori, e guardando le sue tavole da pagina 52 in poi si può capire anche il perché, visto come scardina le tradizionali tre strisce della cosiddetta “gabbia” bonelliana in funzione dell’efficacia narrativa di un racconto di comunque soltanto quarantasei pagine. Non è la prima volta che, nella nostra collana, dopo la conclusione di una storia lunga ne viene inserita una breve per completare un albo: basterà ricordare i precedenti di “Natale calibro 45” (sullo Zagor n° 54) e di “Puerto Juarez” (sul n°99).  
 
Fabrizio De Fabritiis

 

Ora, il talento di Fabrizio è indiscutibile, come dimostra l'illustrazione in apertura (e chi lo discute, evidentemente, offre motivo di discussione sulla propria capacità di giudizio, poi si sa che c’è chi dice che la Terra sia piatta), e sono stati innumerevoli gli apprezzamenti sulla sua opera giunti in redazione. L’eco di qualche voce critica mi è giunta solo riguardo allo “scardinamento” della gabbia bonelliana: c’era proprio bisogno di uscire dal seminato? Per sapere come la penso io riguardo alla gabbia a tre strisce basta recuperare un mio articolo pubblicato su questo blog nel 2011

perciò non sussistono dubbi al riguardo. Tuttavia, De Fabritiis ha usato una impaginazione libera delle vignette zagoriane non per un suo bizzarro ghiribizzo, ma per una mia precisa richiesta. Il che lo affranca da ogni responsabilità. Lui saprebbe disegnare benissimo anche dentro la tavola canonica. E perché io gli ho fatto una richiesta del genere? Bizzarro ghiribizzo mio? La risposta dovrebbe essere immediatamente deducibile rendendosi conto che si tratta di una storia di poco più di quaranta tavole e ricordando che esiste una serie nella serie intitolata “I racconti di Darkwood” (pubblicata prima sui Maxi e adesso su Zagor Più) costituita appunto da episodi di quaranta pagine. A parte la brevità, la caratteristica principale di questo format è la libertà di impaginazione grafica concessa a disegnatori per lo più ospiti volta a dimostrare come le avventure dello Spirito con la Scure possano venire narrate anche con tecniche narrative diverse, in funzione (naturalmente) di ciò che si intende raccontare e delle emozioni che si desiderano suscitare. Abbiamo potuto pubblicare storie molto apprezzate (una su tutte, “Brezza di Luna” illustrata, fuori da ogni gabbia, da Lola Airaghi). 
 
 
 
E’ evidente a tutti (tranne ai detrattori) che, essendo rimasta fino all’ultimo l’incertezza sulla lunghezza della storia con il ritorno di Supermike disegnata da Marco Verni (che cercava di battere il record precedente dell’avventura più lunga), si è trattato di dover riempire con un episodio breve, ma di una brevità “su misura”, la parte restante di “Verdetto finale” (come Guido Nolitta aveva fatto con i già citati casi di “Natale Calibro 45” e “Puerto Juarez”). Quindi, “La piccola ombra” è un “racconto di Darkwood” dirottato sulla Collana Zenith. Ecco spiegata l’insolita impaginazione. Che è insolita soltanto per Zagor, perché poi su Dylan Dog o Nathan Never da anni la libertà è la norma. E' la norma persino sui cartonati "alla francese" di Tex.
 
Peraltro, i lettori giungevano alle tavole di De Fabritiis dopo ben 518 pagine di  Verni, cioè disegnate con lo stile più classico possibile. Avendo goduto della “gabbia” nel suo massimo splendore per sei mesi di fila, lamentarsi di 46 tavole fuori dall’ordinario mi sembra proprio strambo. Però, c’è chi si lamenta del tappo delle bottiglie di plastica che non si stacca, dunque non c’è da meravigliarsi di nulla. Che poi, gabbia o non gabbia, l’unico punto della questione dovrebbe essere: la vicenda narrata da “La piccola ombra” è, pur nella sua brevità, interessante? Suscita una qualche emozione? Oppure no? Per quanto mi riguarda, Fabrizio l’ha narrata benissimo. Ognuno, poi, risponda come crede.




domenica 28 luglio 2024

VERDETTO FINALE

 

All'inizio del mese di luglio è uscito lo Zagor n° 708 (Zenith 759), intitolato "Verdetto finale". I testi sono miei, i disegni di Marco Verni. La copertina di Alessandro Piccinelli è stata colorata da Roberto Piere. Si tratta della sesta e ultima puntata di una lunga saga in sei parti iniziata nel  febbraio 2024 con l'albo "Supermike!", di cui abbiamo parlato a suo tempo in questo stesso spazio: cliccate sul testo colorato per leggere o rileggere ciò che ci eravamo detti. La stessa  cosa (l'averne parlato e la possibilità di leggere o rileggere) vale per la seconda puntata, "I guerrieri di Tumak", per la terza, "Lo Spirito giallo", per la quarta, "Verso un oscuro destino", e per la quinta, "I due sfidanti". Nella seconda parte dell'albo è contenuta una avventura breve e autoconclusiva, di 46 pagine, intitolata "La piccola ombra", da me sceneggiata per Fabrizio De Fabritiis. Di questa avventura parleremo prossimamente in un post apposito.


Prima di entrare nel merito del racconto, due parole sul tentativo di record che io e Marco Verni abbiamo provato a battere, quello della storia di Zagor più lunga di sempre. Ecco come l'esito finale è stato da me annunciato nella rubrica "I tamburi di Darkwood".

Ebbene sì: il precedente record, quello detenuto da “Incubi” (513 pagine), è stato battuto! In tutto, le tavole disegnate da Marco sono state ben 518: quindi, cinque in più del racconto del 1988 di Tiziano Sclavi e di Gallieno Ferri. Non si tratta comunque della storia più lunga di casa Bonelli, titolo che appartiene a Guido Nolitta e Guglielmo Letteri con “Gli uomini giaguaro”, una avventura di Tex del 1993 che di pagine ne conta addirittura 586. L’albo che avete fra le mani, inoltre, segna anche un piccolo traguardo per il sottoscritto: raggiungo infatti, e supero, la quota delle trentamila tavole bonelliane pubblicate dal 1990 a oggi (di cui 28.900 scritte per Zagor). La fonte dell’ informazione è Saverio Ceri, che da anni cura (prima sulla rivista Dime Press, poi sul sito Dime Web) il calcolo di classifiche e statistiche relative agli eroi e agli autori dei nostri eroi (cercate in Rete la sua rubrica “Diamo i numeri”). Grazie, Saverio!

Record battuto per cinque tavole, dunque, e nello stesso albo il giro di boa delle trentamila pagine bonelliane uscite a mia firma. Riguardo questo risultato, mi pone al sesto posto tra gli sceneggiatori pubblicati dalla Sergio Bonelli Editore (nelle sue variegate denominazioni) nella sua storia ottantennale, con qualche margine di miglioramento.

La quantità di storie pubblicate nulla c'entra con la qualità, ovviamente, ma il fatto che tra il 1991 e il 2024 mi sia stata data la possibilità di pubbicare trentamila pagine a fumetti vuol dire che un minimo di riscontro da parte del pubblico si è pur dovuto avere. E a proposito di riscontro del pubblico, l'impressione che io e Marco Verni abbiamo ricevuto dai feedback che ci sono giunti è che almeno quest'ultima ciambella ci sia riuscita con il buco. Entrambi abbiamo passato un bel po' di  tempo a rispondere a chi ci ha fatto giungere parole di apprezzamento.  Il giorno 20 luglio siamo stati entrambi ospiti del festval Riminicomix dove abbiamo incontrato un pubblico caloroso intrattenendolo per oltre un'ora appunto dibattendo a proposito di "Verdetto finale" e degli albi precedenti.


A Rimini ha preso la parola anche Giampiero Belardinelli, saggista e critico, autore della puntualissima recensione che pote leggere qui:

https://giampierob2.blogspot.com/2024/07/un-narcisista-darkwood.html

Un'altra recensione di un noto esperto zagoriano è quella di Marco Corbetta, rintracciabile cliccando il link sottostante:

http://zagorealtro.blogspot.com/2024/07/supermike-zagor-703708.html

Per il sito della Bonelli ho registrato un breve video che potete vedere un click:

https://youtu.be/ciHnz7ObnwM?si=wRqYgstNqYjZYKmL

 

 
Considerazioni e aneddoti finali.
E' stata un'impresa faticosa in cui sono contento di essermi imbarcato ma che difficilmente avrò voglia di replicare, resa tanto più difficile dalle grandi aspettative create da quarant'anni di attesa (tanti ne sono passati dall'ultima apparizione di Supermike). Io e Marco Verni ci siamo proposti di riportare Supermike alle caratteristiche originarie nolittiane, partendo dall'assunto che Mike Gordon non sarebbe dovuto risultare un cattivo a tutto tondo, non uno spietato assassino, ma uno che fa del male dando più importanza alla soddisfazione del proprio smisurato narcisismo che alle conseguenze sulla vita degli altri.  Proprio il narcisismo e l'incapacità di sopportare persino la possibilità di una sconfitta mettono in crisi Supermike a cui cedono i nervi quando anziché attaccare da una posizione di vantaggio si trova a dover rincorrere il risultato. Viceversa, Zagor vince perché riesce meglio a dominare le proprie emozioni. C'è in questo una evoluzione della situazione nolittiana da cui siamo partiti, dato che durante la prima gara era stato lo Spirito con la Scure a innervosirsi: ha imparato la lezione. Lo Spirito Giallo invece non può imparare niente, perché si sente già super. 
 

La lunga avventura giunta a conclusione cerca anche di dare alcune spiegazioni su quanto di irrisolto restava dopo la storia precedente, quella scritta da Alfredo Castelli, a cui peraltro il racconto mio e di Marco Verni è dedicato. Si è cercato con questo di creare spessore attorno alle vicende e ai personaggi. A chi si è sentito infastidito dall'attesa prima dell'inizio della sfida delle sei (o sette) prove è facile rispondere facendo notare come l'organizzazione della nuova serie di gare nella Radura della Piccola Acqua non poteva essere facile né improvvisata: come avrebbe potuto Supermike convincere il rivale e gli spettatori a sottostare ai suoi propositi, se non attraverso un piano molto elaborato? Piano che crea, almeno nelle nostre intenzioni, un crescendo di aspettative e pone le premesse per la soluzione. Tutto quanto preparato prima (dalla presenza di Tumak, sakem estraneo al gruppo degli altri capi indiani di Darkwood, alla caccia a Doc Lester) serve nel finale.

Si è trattato poi di escogitare sei prove diverse da quelle immaginate da Guido Nolitta, ma che si potessero effettuare senza preparazione del terreno di gara, e di stabilire quelle il cui vincitore potesse essere Zagor e quelle appannaggio di Supermike. Le prime tre sfide mettono lo Spirito con la Scure in difficoltà, soprattutto per il suo ragionevole ma drammatico ritiro proprio nella gara d'esordio, poi segue la rimonta e il ribatamento del risultato. Tutti si aspettavano un pareggio che avrebbe comportato la disputa di uno spareggio, e invece, mi pare sorprendentemente, il punteggio finale è quattro a due. Un punteggio che non è più controverso come quello della gara nolittiana (il cui esito, per lui discutibile, spinge appunto Mike a chiedere la rivincita) e che pare aver convinto la maggor parte dei lettori. Disputare lo spareggio avrebbe fatto assomigliare troppo la rivincita alla prima sfida, quella nolittiana. C'è poi da registrare lo "scambio di cortesie" tra Zagor (che salva la vita a Gordon nel racconto nolittiano) e Supermike (che contraccambia in questo). Si sappia, inoltre, che Mike è vivo per intercessione di Marco Verni, il quale, diversamente da me, era convinto che dovesse salvarsi e io ho finito per convincermi che avesse ragione lui.


Un aneddoto per concludere: la storia record di 518 tavole è in realtà addirittura più lunga. Infatti avevamo cominciato con una gag iniziale di 25 pagine in cui Cico si trovava coinvolto nei giochi olimpici organizzati in una cittadina abitata da gente sportiva. La gag sarebbe stata perfetta per introdurre le gare, appunto da olimpionici, tra Zagor e Supermike. Però, quando è stato stabilito che nel 2021, anno del sessantennale, ci sarebbe stato un albo speciale dedicato a Cico, "Provaci ancora Cico", ho estrapolato le tavole già disegnate da Verni, allungando la gag di altre quindici e portandola fino a quaranta, in modo da costituire una delle tre parti dello speciale (che ebbe per l'appunto una copertina verniana). A cose fatte, ho riscritto l'inizio dell'avventura con Supermike sceneggiando una gag diversa, ma più breve. Se si aggiungono le 25 tavole tolte e destinate diversamente alle 518 finali, arriviamo a 543. Infine, il caso vuole che l'albo "Verdetto finale" sia quello in edicola in Italia nei giorni delle olimpiadi di Parigi. Sempre che sia davvero un caso.



 


 

 

 

 



Questa la recensione di Marco Corbetta


 

venerdì 28 giugno 2024

I DUE SFIDANTI

 

 
 
All'inizio del mese di giugno è uscito lo Zagor n° 707 (Zenith 758), intitolato "I due sfidanti". I testi sono miei, i disegni di Marco Verni. La copertina di Alessandro Piccinelli è stata colorata da Roberto Piere. Si tratta della quinta puntata di una lunga saga in sei parti iniziata nel  febbraio 2024 con l'albo "Supermike!", di cui abbiamo parlato a suo tempo in questo stesso spazio: cliccate sul testo colorato per leggere o rileggere ciò che ci eravamo detti. La stessa  cosa (l'averne parlato e la possibilità di leggere o rileggere) vale per la seconda puntata, "I guerrieri di Tumak", per la terza, "Lo Spirito giallo" e per la quarta, "Verso un oscuro destino".

Ormai siamo arrivati in vista del finale: la rivincita pretesa da Supermike è in corso di svolgimento e l'albo si interrompe sul più bello, mentre cioè è in corso la quarta sfida. Il punteggio (posso dirlo senza timore di fare dello spoiler, a distanza di quasi un mese dall'uscita - in ogni caso questa parentesi valga come messa in guardia) è di due a uno a vantaggio di Mike Gordon. Le cose, insomma, si sono messe male: va detto che, però, la prima gara è stata vinta dallo Spirito Giallo per una circostanza molto particolare e una decisione importante presa da Zagor a tal riguardo.
 

Rimandiamo a dopo l'uscita della puntata conclusiva, intitolata "Verdetto finale", ogni commento complessivo (le storie vanno sempre valutate dopo che il sipario si è richiuso). Con l'uscita dell'albo di luglio ci sarà un verdetto finale anche a proposito del tetativo, mio e di Marco Verni, di battere il record di Tiziano Sclavi e di Gallieno Ferri quanto all'avventura più lunga della saga zagoriana (il primato precedente è di 513 pagine: saremo riusciti a fare di più?). Parleremo anche di questo. Marco mi dice che "I due sfidanti" ha "convinto tutti" e che anche i più accaniti detrattori hanno dovuto ammettere di essere in attesa di scoprire come andrà a finire. Naturalmente non ci credo, accontentare tutti è impossibile. Tuttavia, mi sono giunte diverse testimonianze di lettori che si sono detti appassionati dal racconto. Uno fra i più illustri è Gualtiero Ferri, figlio di Gallieno, che mi ha mandato addirittura la sua foto con l'albo in mano (questa qui sotto) facendo i suoi complimenti. Grazie!
 


Mi sono anche state riferite nuove tiritere critiche, da parte di alcuni commntatori sui social, sullo “spiegazionismo” delle pagine in cui la mia sceneggiatura riassume, in alcuni flashback, che cosa era accaduto in passato, mostrando le scene più importanti dei due precedenti incontri/scontri fra Zagor e Supermike.  Secondo costoro, riportando sulle scene Mike Gordon non c’era bisogno di ricapitolare gli avvenimenti del passato, perché i lettori li conoscono. 
 
Ora, la prima storia, quella di Nolitta, è del 1975 (quarantanove anni fa); la seconda, quella di Castelli, è del 1984 (quaranta anni fa). Davvero dopo quaranta anni non si deve fare il punto della situazione? No, mi si risponde: anche i lettori più giovani si sono sicuramente procurati gli arretrati. È un punto di vista molto egoistico, al pari di quelli che giudicano “inutili” le ristampe perché loro le storie ce le hanno già tutte. Peraltro non ci sono soltanto i lettori più giovani che potrebbero non aver letto storie di quaranta o cinquanta anni fa, ma anche quelli che pur avendole lette non hanno più gli albi. Non tutti sono collezionisti (e non ci sono soltanto loro). Senza contare che a me fa piacere, come lettore, vedere rievocate sequenze molto amate. E poi, aggiungo, c’erano molte cose da chiarire nella storia di Castelli. Infine, io rivendico il mio diritto di fare le scelte che ritengo migliori nel mio ruolo di sceneggiatore e di curatore di testata e trovo che si tratti anche di un dovere, quello di agire secondo scienza e coscienza (e perfino incoscienza) senza scrivere sotto dettatura di questo o quel lettore che crede di rappresentare il giudizio divino. Insomma, ho fatto quel che mi è sembrato giusto dover fare. Immagino che chi non sopporta le rievocazioni possa tollerararle comunque a vantaggio degli altri; chi proprio non le regge potrà serenamente passare all'avventura successiva, scritta da un diverso autore meno spiegazionista di me. Di più, non saprei che dire.
 
 

 



sabato 25 maggio 2024

VERSO UN OSCURO DESTINO

 

 
 
All'inizio del mese di maggio è uscito in tutte le (poche rimanenti) edicole italiane lo Zagor n° 706 (Zenith 757), intitolato "Verso un oscuro destino". I testi sono miei, i disegni di Marco Verni. La copertina di Alessandro Piccinelli, colorata da Roberto Piere, cita e omaggia quella di Gallieno Ferri de "I cacciatori di uomini" (Zagor n° 29). Si tratta della quarta puntata di una lunga saga in sei parti iniziata nel  febbraio 2024 con l'albo "Supermike!", di cui abbiamo parlato a suo tempo in questo stesso spazio: cliccate sul testo colorato per leggere o rileggere ciò che ci eravamo detti. La stessa  cosa (l'averne parlato e la possibilità di leggere o rileggere) vale per la seconda puntata, "I guerrieri di Tumak", per la terza, "Lo Spirito giallo".
 


Commentando le tre puntate precedenti, ogni volta ho ribadito il concetto che prima di dare un giudizio converrebbe aspettare il finale. Questa raccomandazione vale più che mai per questa quarta parte, che è la più interlocutoria di tutte. Infatti, dopo aver posto le premesse di quella che sarà la rivincita pretesa da Supermike, una sfida che avrà luogo nei due albi a seguire, e aver mostrato come lo Spirito Giallo è riuscito a organizzare la gara nella Radura della Piccola Acqua durante il raduno di primavera dei sakem di Darkwood, davanti a una platea di spettatori tenuti in ostaggio, adesso si tirano le fila e si prepara la scontro.
 
Un plauso a Marco Verni per le sue tavole classiche che più classiche non si può, e un incoraggiamento perché non rallenti ora che ci apprestiamo a battere il record di 513 pagine della storia di Zagor più lunga di tutti i tempi, fino a questo momento detenuto da Tiziano Sclavi e Gallieno Ferri con "Incubi" (1988). Se riusciremo nell'impresa lo sapremo soltano fra un mese. 
 

 
Vorrei però ribattere, se mi è consentito l'ardire, alle critiche di chi ha commentato quanto si è letto finora sostenendo la tesi che io e Verni si sia "allungato il brodo" proprio e soltanto per compiere l'impresa. Sarebbe facile obiettare che si potrebbero contestare a Stephen King romanzi fluviali più lunghi del necessario (dico King per fare un esempio): quando allo scrittore di Bangor sono stati imposti dei tagli, lui in seguito, acquistato maggior potere contrattuale nei confronti degli editori, ha rimandato in stampa le versioni integrali di romanzi come "L'ombra dello scorpione", segno che ogni autore ha una sua percezione del numero di pagine che gli servono (non necessariamente tante), anche se a volte ci sono formati e foliazioni da rispettare (per esempio, scrivendo Dylan Dog, di solito gli sceneggiatori possono disporre solo di 94 tavole, e si adeguano - ma magari avrebberi preferito potersi allargare). Anche molti registi hanno proposto, dopo anni, versioni integrali di loro film tagliati dai produttori, i cosiddetti "director's cut". 
 
Quindi io, quando sono nei panni del lettore, preferisco accettare ciò che un autore mi propone, prendendone semplicemente atto, convinto come sono di rappresentare solo il parere di un singolo, un gusto personale. Sono certo che se un racconto a me sembra tirato troppo per le lunghe, ci saranno altri  lettori a cui invece piace così com'è. Del resto, chi sono io per contestare a Dumas la lunghezza dei "Tre moschettieri"? Non che mi voglia paragonare a Dumas, ma mi preme ribadire un principio. Poi ognuno si regoli come crede, liberi tutti di strappare le pagine in più (mi chiedo quali siano) o di pretendere che gli autori scrivano sotto dettatura.
 
 

 
Ma non c'è solo questo: per caso Nolitta o Sclavi (per citare due sceneggiatori che hanno gestito storie con Supermike) hanno realizzato racconti brevissimi? Non si sono dilungati anche loro secondo ciò che gli pareva giusto? Nolitta in particolare, a cui si deve la sceneggiatura della storia bonelliana più lunga in assoluto, l'avventura di Tex illustrata da Gugliemo Letteri "Gli uomini giaguaro"  (1993),  si è forse trattenuto, in quella storia di 586? O ha scritto a ruota libera, è stato fluviale? 
La risposta si trova nel fatto che in un volume degli "Archivi Bonelli" della Rizzoli Lizard (2012) dedicato proprio a Nolitta sono state pubblicate varie decine di tavole che vennero tagliate al momento della prima pubblicazione. E che dire della lunga saga con cui Sergio decise di porre fine alla serie di Mister No? Inizialmente erano previsti solo due o tre albi (lo dichiara Sergio stesso nel "Making Of" edito dalle Edizioni If), che poi hanno finito per essere sedici. Potrei andare avanti citando le storie di Zagor i cui albi hanno sforato la lunghezza canonica, ma mi fermo qui: è evidente a tutti (tranne ai detrattori) che di fronte a una storia attesa e importante (o ritenuta tale) anche Nolitta tracimava. E a me è sempre andato benissimo (mai mi sono sognato di contestare che lo sceneggiatore allungasse il brodo).
 
 


La malevola critica sul "brodo allungato" nasconde però la malafede. Infatti chi la propone non si limita a dire: questa storia mi sembra tirata per le lunghe (legittima prcezione personale). Specifica che volontariamente io abbia scritto pagine inutili solo per "battere il record". Vengo attaccato sotto il profilo deontologico. Ora, se le cose non si sanno sarebbe tanto bello riuscire a stare zitti (ma sperare che sui social qualcuno lo faccia è, naturalmente, pia illusione). Il fatto è che chi segue ciò che gli autori scrivono su Facebook o su Twitter, o dicono negli incontri con il pubblico, sa perfettamente che io e Marco Verni abbiamo cominciato a lavorare al ritorno di Supermike, nell'ottobre 2017, senza minimamente pensare a record da battere. Anzi, addirittura (cosa che abbiamo sempre raccontato) io proposi a Marco di far tornare Supermike in un solo albo di 94 pagine, quello della celebrazione dei sessanta anni, suscitando la sua indignazione: "Ma no! Supermike si merita una storia lunga, di almeno tre albi!". Quindi, il nostro orizzonte è stato quello dell'ordinaria amministrazione per almeno duecento tavole. Solo che la vicenda ci si complicava fra le mani, gli sviluppi da approfondire in modo avventuroso creavano buone scene d'azione, i personaggi aumentavano di numero... e ci dicevamo: "Forse serviranno tre albi e mezzo", "ormai che ci siamo arriviamo a quattro, se no non ci stiamo". Solo di fronte all'evidenza di avere fra le mani tante cose da raccontare, a un certo punto abbiamo buttato là l'ipotesi di poter arrivare a superare le cinquecento tavole. E solo di recente si è prospettata l'idea di provare a battere il record. Sfido qualunque detrattore a trovare una dichiarazione di intenti riguardo il record da battere fin dal'inizio della lavorazione della storia.  E quando abbiamo buttato là, negli incontri con il pubblico, l'ipotesi dell'impresa da compiere (credo che se ne sia parlato per la prima volta nella Lucca del 2022, dopo cinque anni dall'inizio del nostro lavoro) io e Marco abbiamo ricevuto solo incoraggiamenti e riscontri positivi. Ma c'è dell'altro.


Infatti, mi è stata segnalato uno dei commenti più singolari in cui mi sia imbattuto (e sì che di bizzarrie ne ho sentite tante). Non sono in grado di riferire le esatte parole del detrattore, ma più o meno il senso è questo: "Ma come? Tutto qui? Supermike vuole la rivincita perché è stato sconfitto e si comporta come un adolescente stizzito?". Ecco, ora io non so che idea di Supermike abbiano certi lettori (che forse non hanno mai letto la storia del primo scontro scritta da Nolitta), ma Mike Gordon non è un avversario che ha lo scopo di dominare o distruggere il mondo, o rapinare una banca, o divetare ricco e potente. La caratteristica principale di Supermike, quella che lo rende un personaggio originale, "il nemico che non ti aspetti" (tanto per citare il titolo della mia introduzione al volume cartonato), è appunto di comportarsi da adolescente, volerla sempre vinta, fare il piantagrane, perfino stupidamente. Non c'è nessuna "maturità" nel suo comportamento, e questo stizzisce perfino Zagor, a cui vengono i nervi soltanto a sentire la parola "super".  Questo è Supermike. Se lo si vuole un personaggio diverso, mi dispiace ma io rispetto, per come mi riesce,  le sue caratteristiche originarie. Che poi, vedremo (nel prossimo albo) lui stesso spiegare perché si sente derubato dal verdetto della prima serie di sette prove e ritenga di aver dirtto a una rivincita. Ne riparleremo fra un mese.



 



mercoledì 24 aprile 2024

LO SPIRITO GIALLO

  
 

E' in edicola da alcune settimane lo Zagor n° 705 (Zenith 756), datato aprile 2024, intitolato "Lo Spirito Giallo". I testi sono miei, i disegni di Marco Verni, la copertina di Alessandro Piccinelli, i colori della cover di Roberto Piere, il lettering di Riccardo Riboldi. Si tratta della terza puntata di una lunga saga che vede il ritorno sulle scene di un nemico dell'eroe di Darkwood fra i più gettonati dai lettori nelle loro richieste di nuove apparizioni: Supermike, alias lo "Spirito Giallo" (così lo chiamano i nativi della foresta). Se volete leggere il mio punto di vista riguardo la prima puntata, dal titolo "Supermike!", o sulla seconda, "I guerrieri di Tumak", cliccate sul testo colorato.
 
Come mi capita di dire spesso, prima di giudicare una storia bisogna aspettare che sia finita, perciò rimanderò un mio commento finale al mese di luglio, quando uscirà la quinta puntata, "Verdetto finale", e scopriremo anche se io e Marco Verni saremo riusciti a battere il record di Tiziano Sclavi e Gallieno Ferri che, con il loro racconto "Incubi" arrivarono alla bellezza di 513 tavole. Dico "scopriremo" perché fino a questo momento (24 aprile 2024, ore 18) né io ho finito la sceneggiatura, né Marco ha completato i disegni (procedo di pari passi con lui).
 
C'è però qualcosa da dire sulle pagine dalla 78 alla 97, nelle quali Supermike fornisce chiarimenti a Zagor riguardo quanto accaduto all'epoca del loro precedente incontro, risalente a quarant'anni fa, nel nostro mondo, e a forse quattro o cinque in quello darkwoodiano. Infatti Mike Gordon (questo il vero nome dello Spirito Giallo), all'epoca, era tornato sulle scene (dopo una prima, memorabile avventura scritta da Guido Nolitta) in una storia sceneggiata da Alfredo Castelli in cui lo vedevamo vestire il saio da frate e proclamarsi superpentito e penitente, anzi, diceva di essere a capo di una setta religiosa denominata "Penitenti degli Ultimissimi Giorni". Una cosa, insomma, che lasciava piuttosto perplessi. Così come non era ben chiaro come mai lo Spirito con la Scure e Supermike avessero finito per incontrarsi in un luogo remoto, lontanissimo da Darkwood, ovvero la cittadina di Paragua, situata al confine con il Messico. Al termine dell'avventura firmata da Castelli erano parecchie, almeno secondo me, le domande senza risposta. Forse il buon Alfredo contava di spiegarle in una storia successiva, che però non ha mai scritto (pur avendo avuto quattro decenni per farlo). Così, ho provato io a riannodare i fili e a cercare di rendere plausible tutto quanto veniva raccontato negli albi di Zagor dal n°226 al n° 229. 
 
Si sa che in questi casi le scuole di pensiero sono due: chi non sopporta le spiegazioni e chi non sopporta la mancanza di spiegazioni. Io appartengo al secondo gruppo. A quelli del primo, ovviamente, lascio che vada bene che Supermike guidi una setta i cui adepti mangiano soltanto rape. Del resto, lo dice lui stesso nella vignetta (di cui vado molto orgoglioso) che vedete qui sotto (è tratta da "Lo Spirito Giallo").