sabato 2 febbraio 2019

BRIVIDI DA ALTROVE




E’ in edicola dal 22 gennaio il secondo Maxi Zagor della serie “I racconti di Darkwood”, intitolato “Brividi da Altrove”. Dico “secondo” perché giunge appunto a proseguire l’esperimento, risalente al settembre 2017, con cui era stato proposto un “balenottero” non contenente un’unica storia zagoriana ma una antologia di racconti brevi (quaranta pagine ciascuno). Di quella prima antologia vi ho parlato a suo tempo su questo blog, e potete ritrovare l’articolo cliccando qui. Tra i tanti autori proposti la volta scorsa ci fu anche Lola Airaghi, autrice (su testi miei) di un episodio intitolato “Brezza di Luna” che è stato molto apprezzato dai lettori al punto da meritarle il “Premio Gallieno Ferri” attribuito dal Comune di Varazze. 

Tanti diversi autori sono anche quelli nel Maxi “Brividi da Altrove”, che raccoglie sei storie collegate fra loro da una "cornice" avventurosa. La formula già sperimentata prevede che la "cornice" sia tradizionale e rassicurante, mentre gli episodi che va a unire si prendono qualche libertà nelle scelte grafiche e narrative dei singoli autori, alcuni dei quali figurano come ospiti chiamati a dare la loro interpretazione del personaggio e, nello stesso tempo, a rendergli omaggio. Questa volta le storie brevi sono sei immaginate come presentate da un narratore d'eccezione: Edgar Allan Poe, l'agente Raven della base di Altrove. Da qui il titolo.

Ad alternarsi sono sia autori che già fanno o hanno fatto parte dello staff (Emanuele Barison, Paolo Bisi e Marcello Mangiantini per i disegni; Diego Paolucci e Francesco Testi per le sceneggiature) sia altri che per la prima volta si confrontano con l'eroe di Darkwood. È il caso di Stefano Voltolini, disegnatore che giunge sulle nostre pagine dopo essere stato per anni una delle colonne di "Il Giornalino" con la sua serie "Leo e Aliseo". Dal mondo dei giochi fantasy e dei graphic novel a colori alla francese viene invece Enzo Troiano, il cui tratto "weird", a tratti grottesco ma sicuramente energico e barbaramente intrigante, è quanto di più insolito sia stato messo al servizio di Zagor per una "ospitata" fuori dagli schemi. Ritroviamo anche, ancora una volta in prestito, Luigi Piccatto: uno dei grandi del fumetto italiano e storico disegnatore di Dylan Dog, già visto all'opera sulla serie regolare con "Zenith 666" e qui coadiuvato dal fido Renato Riccio. Tra gli autori di testi messi alla prova per la prima volta ecco Andrea Cavaletto (sceneggiatore di varie storie dell'Indagatore dell'Incubo), Luca Barbieri (Dragonero, Tex) e Adriano Barone (attivo su Nathan Never). Insomma, tanta gente: tutta entusiasta di confrontarsi, anche soltanto per una volta, con la leggenda dello Spirito con la Scure.

Una tavola degli Esposito Bros

Io personalmente ho scritto la storia della “cornice”, con Edgar Allan Poe protagonista, in cui credo di aver infilato alcune interessanti (condivisibili o meno che siano) sull’arte dell’affabulazione, e anche uno dei racconti, “Sacrificio umano”.

Tra i commenti positivi che mi sono giunti, c’è quello del giornalista Francesco Ghidetti, che riporto in fondo lasciando così a lui il compito di approfondire l’argomento. Tra le note negative, ho letto quella di un recensore maldisposto verso una “cornice” che, diversamente dal volume precedente, non narra una avventura d’azione ma è imperniata sul duello combattuto a parole fra Poe e un misterioso funzionario governativo. Ora, ognuno può essere maldisposto verso quello che vuole, ma chi l’ha detto che se nel primo Maxi la “cornice” era avventurosa, debbano esserlo anche tutte quelle dei volumi a seguire? Non è meglio variare e lasciare che il lettore non sappia che cosa l’aspetta? Non si sarebbe ugualmente criticati se ogni volta si ripetesse lo stesso clichè? In ogni caso, il terzo volume (già in preparazione) riproporrà una “cornice” avventurosa. Suggerisco al recensore di riflettere anche su questi elementi (che non dovrebbero sfuggire a chi voglia gestire,  con lodevole spirito di iniziativa, un blog di commenti): la storia con Poe è comunque una storia con la sua tensione narrativa, con dei personaggi caratterizzati, con delle idee a supporto, con agganci letterari (suggerisco la lettura  del colto commento di Ghidetti riportato in calce) e con un finale a sorpresa; il fatto che sia breve permette di inserire sei altri racconti e non solo cinque come nel caso del primo Maxi.

Tavola di Stefano Voltolini

Un altro commento negativo che mi è stato riferito riguarda il genere horror che accomunerebbe tutti i racconti. Qualcuno che evidentemente l’horror non lo sopporta avrebbe preferito una alternanza fra i generi. E’ chiaro che ogni lettore potrebbe “preferire” una albo  confezionato su misura per lui, ma è altrettanto chiaro che nessuno può pretendere di essere il metro di misura dell’universo. Tuttavia, dopo aver fatto notare come i due racconti scritti da me, la “cornice”  e “Sacrificio umano” non siano per niente horror, mi chiedo come la si metta di fronte alle storie di Zagor (anche scritte da Nolitta) che sono costituite da tre o quattro albi horror. “Brividi da Altrove” propone 286 tavole di cui, come abbiamo detto, 86 non horror. Ne restano 200 horror. Zagor propone da sempre storie piuttosto lunghe, tra le 200 e le 400 pagine (diciamo): se una storia è horror, come tante lo sono, non avremo lo stesso numero di pagine horror del Maxi “Brividi da Altrove”? “Zagor contro il vampiro” non conta forse ancora più pagine? Dunque, dov’è il problema se una pubblicazione dello Spirito con la Scure popone 200 pagine horror?  Solo nella mente di chi critica, evidentemente. Ma a ognuno le sue opinioni, me compreso. In ogni caso, il prossimo Maxi della serie “I racconti di Darkwood”, previsto per settembre, sarà prevalentemente western-avventuroso. Basta aspettare. 


Tavola di Paolo Bisi
Ultima replica: i disegnatori sono stati nove. A qualcuno non è piaciuto tizio, a qualcuno non è piaciuto caio. Tuttavia lo spirito dell’esperimento è appunto quello di fare degli esperimenti. Era forse in linea con lo standard grafico della serie (legata al tratto di Gallieno Ferri) la storia di Lola Airaghi? No, eppure il suo segno innovativo è piaciuto a tanti anche fra quelli che di solito non leggono Zagor. Il fatto di poter presentare, per esempio, tavole di un importante disegnatore come Luigi Piccatto permette di incuriosire i lettori di Dylan Dog che magari non leggerebbero storie dello Spirito con la Scure. Gli autori “ospiti” hanno un loro pubblico che speriamo di poter avvicinare al nostro. Il fatto di avere sette storie diverse dovrebbe permettere anche ai più intolleranti di tollerare un disegnatore sgradito: lo si sopporta per quaranta pagine e poi ne arriva un altro che magari ci piace di più. E vi assicuro che quel disegnatore che piace a voi avrò invece dei detrattori che non lo apprezzano mentre apprezzano quello di cui siete detrattori voi. Non se ne esce: io consiglio sempre di aprire la mente ed essere ben disposti verso le novità, gli esperimenti, le proposte fuori dal coro. Se poi vogliamo stare a guardarci l’ombelico e ignorare l’universo intorno, facciamolo pure. In ogni caso, a parte i disegnatori che fanno abitualmente parte dello staff, stiamo parlando di ospiti che, tributato il loro omaggio alle leggenda di Zagor, torneranno alle loro abituali occupazioni. 

Per concludere, troverete un video amatoriale fatto da un giocane lettore, che evidentemente ha apprezzato il nostro esperimento. Sul sito Bonelli e su YouTube c’è invece il video della presentazione del Maxi fatta presso il Bonelli Point di Milano. Il link è quello qui sotto.

https://youtu.be/ydUm6PTrfY8


Dal sito di Quotidiano.net, il commento di Francesco Ghidetti.



Io leggo fumetti. Va bene, non è un notizione. Però mi permetto, nel mio girovagare negli universi letterari, di consigliarvi l’ultimo Maxi Zagor. Chi non conosce le avventure dello Spirito con la Scure, specie se diversamente giovane? Chi non conosce le avventure di un eroe ‘positivo’ sotto tutti i punti di vista, la sua ansia di giustizia, il suo chiaro messaggio antirazzista, il suo credo libertario, il suo mondo fatto di misteri da risolvere? Ma questo nuovo albo (in edicola a 6,90 euro per 288 – densissime – pagine) mi pare superi, in qualità, molte chicche precedenti. Insomma, Moreno Burattini e la Bonelli-band hanno ben lavorato. Molti i motivi del mio elogio (sincero: ripeto, non sono un esperto, ma solo un lettore appassionato).
In primo luogo la trovata letteraria. Protagonista dei «Racconti di Darkwood» non sono solo Zagor e Cico, ma l’inventore del poliziesco. Nientepopodimeno che Edgar Allan Poe (già attore protagonista in altre avventure zagoriane). E quella che chiamo ‘trovata’ – forse sarebbe meglio classificarla come ‘intuizione narrativa’ – è bellissima nella sua semplicità. Poe fa parte di Altrove, servizio segretissimo che protegge gli Stati Uniti e di mestiere è scrittore. Uno scrittore sublime, inutile che lo ricordi ai lettori. Bene, in questa raccolta (sei racconti con una ‘cornice’ che introduce ognuno di essi) la penna immortale di Edgar racconta avventure (terrificanti, ovvio) con protagonista Zagor. Mai un attimo di pausa – io l’ho divorato in treno da Bologna a Livorno e già a Signa lo avevo finito… –, colpi di scena e, ecco l’altro aspetto che mi preme sottolineare, una filologica precisione storico-letteraria. C’è un presidente degli Stati Uniti (cui Zagor ha salvato la vita, ma che con i ‘pellerossa’ mal si muove) e uno scrittore alcolista eppure lucido indagatore dell’incubo. Non si va avanti con luoghi comuni, insomma, ma si definisce una cornice di sicuro valore e, diciamo così, verosimiglianza.
Terzo elemento da non sottovalutare la capacità di delineare i personaggi ‘non protagonisti’. Dal francamente antipatico capo di Altrove ai più accettabili agenti segreti. Molto buona l’idea di far leggere a Poe stesso i suoi manoscritti. Fantastico il finale. State tranquilli: non sono così crudele da rivelarlo. Di sicuro, posso dirvi che le matite e gli inchiostri sono di altissimo livello pur nelle loro diversità. E se questo mio parere è dettato da pura passione, su un punto sono certo di poter dire la mia con ragionevole certezza: i dialoghi. Vero, per Zagor sono sempre stati un punto di forza, eppur in queste 288 pagine raggiungono vette di assoluta bellezza.
In parole semplici, dunque, non mi resta che congedarmi conscio di aver fatto il mio dovere. Anche perché unire il divertimento all’apprendimento è pratica che dovrebbe guidare le nostre azioni quotidiane. Concetto spicciolo di assoluta verità.

Francesco Ghidetti