mercoledì 11 maggio 2011

LE MURA DI JERICHO

Come dimostra la foto qui accanto, il mio primo romanzo (che è, guarda caso, anche il primo romanzo con Zagor protagonista) è stato stampato dalla Cartoon Club ed è in distribuzione. A questo punto non resta che cominciare a presentarlo, e quale migliore sede per mostrare al pubblico per la prima volta "Le mura di Jericho", che farlo all'interno delle mura di Lucca? L'appuntamento, organizzato da Giorgio Giusfredi, è per domenica 15 maggio alle ore 16 presso la libreria "Il Collezionista" in piazza San Giusto, 1\2 (tel. 0583/491212).
Insieme a me interverranno anche il cantautore Graziano Romani, che eseguirà dal vivo quella che potrebbe essere adottata come colonna sonora ideale del mio racconto, e cioè alcuni brani del suo disco "Zagor king of Darkwood", e poi anche due autori zagoriani, Marcello Mangiantini e Jacopo Rauch.

Non si tratterà soltanto di parlare del romanzo, ma anche di altre tre pubblicazioni a mia firma che sono uscite o stanno per uscire in questi giorni. Si tratta, in primo luogo, di un lungo e illustratissimo saggio sul creatore di Zagor e di Mister No, intitolato "Guido Nolitta: Sergio Bonelli sono io", che ho scritto insieme a Graziano Romani, già autore con me di altri due saggi su Gallieno Ferri e Giovanni Ticci, usciti rispettivamente nel 2009 e nel 2010. Il libro su Nolitta, di cui vi parlerò più diffusamente appena avrò le prime copie stampate, è inserito nella stessa collana della Coniglio Editore che ha ospitato gli altri due, "Lezioni di Fumetto", che per la prima volta dedica un titolo agli sceneggiatori. Sempre per la prima volta, vengono superate le 140 pagine: si tratta insomma di un discreto volume, quanto a dimensioni, come del resto merita l'importanza del personaggio. Del saggio parla, per il momento assai più diffusamente di me, Graziano nel suo sito.





















A proposito del saggio su Gallieno Ferri, io e Romani andremo in giugno a presentare l'edizione in lingua croata sia a Lubiana (capitale della Slovenia) che a Zagabria (capitale della Croazia), mentre vi ricorderete che siamo stati pochi mesi fa a Istanbul a presentare l'edizione turca (ne vedete qui accanto la copertina). Le altre opere di cui conto di parlare a Lucca sono il primo Zagorone "Il castello nel cielo" (disegnato da Marco Torricelli), che mostrerò in anteprima, e l'albo speciale a colori "Lo scrigno di Manito" (disegnato da Ferri), con cui festeggeremo in giugno il cinquantennale zagoriano.Dal canto suo, Marcello Mangiantini presenterà il suo prossimo Maxi Zagor "Nelle terre dei Dakota", scritto per lui da Luigi Mignacco, mostrando ai presenti alcune tavole originali. Marcello è anche l'autore della locandina che vedete qui sotto: il miniposter sarà distribuito in omaggio (fino a esaurimento) ai presenti e, ovviamente, l'autore sarà lieto di autografarlo. Se avete degli albi di Rauch, portateveli dietro così anche Jacopo si sentirà considerato e li firmerà.

Che dire de "Le mura di Jericho - il romanzo di Zagor"? Conta 96 pagine, benché sia in prosa è accompagnato da dieci belle illustrazioni inedite realizzate da altrettanti autori e racchiuse da un'altrettanto inedita copertina di Gallieno Ferri, costa dodici euro. La prefazione è di Giuseppe Pollicelli, che ha voluto (bontà sua) accostare il mio racconto alle "dime novel" della tradizione americana. Non è un caso che proprio Giuseppe sia stato chiamato a scrivere una introduzione: era lui, infatti, il direttore della rivista "Darkwood Monitor" su cui la prima versione del romanzo uscì a puntate nella seconda metà degli anni Novanta. Dico "prima versione" perché quel testo è stato rivisto e corretto per la pubblicazione in volume. Dato che la stesura della storia risale a oltre un decennio fa, e che si è pensato di dargli una nuova edizione in occasione del cinquantennale di Zagor, è soltanto un caso se il romanzo di Zagor esce a poche settimane di distanza da quello di Tex. Non si è voluto copiare nessuno, dunque, anzi, a voler essere pignoli sono venuto prima io. Inoltre, "Le mura di Jericho" non è la novelization di una storia a fumetti, ma un racconto inedito mai uscito nella serie dello Spirito con la Scure.

Sono previste comunque molte altre presentazioni de "Le mura di Jericho", nei prossimi tre mesi. La prima a Reggio Emilia sabato 21 maggio, presso la tradizionale mostra ANAFI, dove sarò presente con Gallieno Ferri. La seconda il 4 giugno a Godega (Treviso), dove NON sarò presente ma parleranno del libro tre dei dieci disegnatori presenti all'interno con le loro illustrazioni, e più precisamente Mauro Laurenti e Gianni Sedioli (che, per la cronaca, stanno realizzando una sfiziosa sorpresa per chi parteciperà allo Zagor Day veneto) ed Emanuele Barison. La terza presentazione avverrà il 14 giugno a Parma Fantasy, presenti Ferri, Torricelli e Bisi. Quindi sarà la volta di Pavia, il 28 giugno, quando avrò accanto a me Marco Verni. A luglio, dopo una capatina in Serbia (là dove andrò con Joevito Nuccio), ci saranno gli appuntamenti di Raiano (Aquila) e Rimini. Ovviamente, maggiori dettagli su queste pagine a tempo debito.

lunedì 9 maggio 2011

DAVVERO A VERONA

Sarà un caso, ma proprio nei giorni in cui sto leggendo "Disegnare il vento", un romanzo (molto bello) di Ernesto Ferrero sugli ultimi giorni di Emilio Salgari, mi è capitato prima di andare a Torino (la città dove il "capitano" è morto suicida, esattamente cento anni fa) e adesso a Verona (la città dove è nato).

Ovviamente, a Verona sono già stato molte altre volte, ma sempre in gita di piacere. Questa volta, ci torno come "ospite d'onore" di una serata horror-noir-misteriosa del ciclo "Indagini del Mistero", una serie di incontri condotti da Nicola Ruffo. Al centro della conferenza ci saranno i Misteri di Alleghe, un caso reale di cronaca nera tra i più misteriosi e inquietanti nella storia dell'Italia del Novecento. L'appuntamento è per martedì 10 maggio alle 20.30 nel forte di Rivoli Veronese, a poca distanza dal capoluogo, presso il centro micologico, in un suggestivo laboratorio alla Frankenstein.

Nicola Ruffo, il detective del mistero (una sorta di Martin Mystére all'italiana che ho avuto il piacere di conoscere in diverse occasioni e che è un vero appassionato dello Spirito con la Scure), è un pedagogista socio del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo sulle Affermazioni sul Paranormale, di cui spesso visito il sito e dei cui membri leggo volentieri gli interventi o seguo le apparizioni televisive, dato che i temi mysteriosi mi interessano ma, prima di reputare vera una qualunque notizia, vorrei sempre essere convinto con argomenti degni di questo nome. So che i cultori del paranormale vedono come il fumo negli occhi gli esperti del CICAP ma, sinceramente, non capisco perché: il nome del comitato spiega chiaramente che si tratta di "controllare" le affermazioni altrui, non necessariamente di sbugiardarle.

Non so a quali risultati abbiano portato le investigazioni di Ruffo sul caso dei delitti di Alleghe, lo scoprirò la sera della conferenza. Che cosa c'entro io? Nulla. In effetti, il motivo del mio invito potrebbe essere oggetto di studio da parte di Piero Angela o Massimo Polidoro. Scherzi a parte, dato che gli incontri delle "Indagini sul Mistero" riguardano temi noir, del brivido o del paranormale, parlerò (occupando parte dello spazio della serata e servendomi di immagini proiettate su uno schermo) di come ingredienti narrativi di questo tipo siano stati sfruttati nelle storie di Zagor, personaggio particolarmente al centro dell'attenzione in occasione del suo cinquantennale. Dunque, appuntamento a Verona! L'entrata è libera e poi, per chi vuole, si va tutti a cena in pizzeria.

venerdì 6 maggio 2011

LA PROGENIE DEL MALE

E' in edicola da qualche giorno "La progenie del male", una storia da me sceneggiata per i disegni del bravo Massimo Pesce, che conclude il racconto iniziato il mese scorso con "A volte ritornano". In realtà, nella conclusione c'è un nuovo inizio, dato che la frase finale è "prepariamoci al peggio". Nella foto più in basso vedete Pesce, il primo a sinistra, insieme a Graziano Romani e Marcello Mangiantini. A questo punto, se non avete già letto "La progenie del male" e non volete rovinarvi la sorpresa su ciò che attende Zagor in fondo all'Abisso Verde (o non anticipare la vostra delusione nel caso la soluzione del mistero non sia di vostro gradimento), rimandate la scorsa delle prossime righe a quando avrete finito l'albo. Insomma, occhio al cosiddetto "spoiler". I motivi per cui questa avventura in due parti fosse particolarmente attesa (e, secondo me, piuttosto importante) sono stati spiegati in un articolo che ho dedicato alla prima puntata, alcune settimane fa. Qui, basterà ricordare che 1) c'è il ritorno di Shyer, la sciamana protagonista delle Speciale "Darkwood Anno Zero" con cui nel 2001 fu celebrato il qurantennale zagoriano, riportata sulle scene in occasione del cinquantennale; 2) si gettano indizi e premesse per la trasferta dello Spirito con la Scure in Sudamerica, che inizierà con la storia prevista subito dopo l'albo a colori del mese di giugno.



Avevo già anticipato, proprio su questo blog, come "A volte ritornano" e il suo seguito avessero l'ambizione di puntare a non lasciare indifferenti i lettori. In realtà, ogni sceneggiatore cerca, o dovrebbe cercare, di basare le proprie storie su una qualche idea "forte", e anche se inevitabilmente si finisce per sfruttare spunti già usati da qualcun altro (visto che sono cinquemila anni che gli uomini scrivono storie, e dieci volte di più che se le raccontano a voce), il tentativo è sempre quello di rimescolare le carte o trovare un nuovo modo per narrare cose già dette.
Io mi sforzo per escogitare sempre qualche trovata che, almeno in ambito zagoriano, non sappia troppo di deja vu o non sembri una minestra riscaldata. Per cui, tiro fuori dal cilindro i freak piuttosto che le macchine volanti, la Loggia della Corona oppure un espediente per far diventare Zagor e Tonka nemici fra loro. Talvolta, il tentativo di sorprendere la platea fallisce. Anzi, fallisce sempre perché ci sarà comunque qualcuno che non apprezzerà la trovata di turno.


Anche se Nolitta ha inventato il robot Titan e il sommergibile Squalus, se io invento dei biplani costruiti da un pioniere dell'aria ideato dallo stesso Bonelli qualcuno troverà lo stesso improponibili i miei aerei dalla foggia verniana sostenendo, per esempio, che Zagor dovrebbe essere un western tradizionale senza troppi voli (è il caso di dirlo) di fantasia. Ogni lettore ha la propria idea di come dovrebbe essere lo Spirito con la Scure, e del resto la saga permette di trovare tanti diversi tipi di storie zagoriane, tra le quali ciascuno può trovare le sue preferite: quelle western, ma anche quelle horror, quelle fantasy, quelle gialle, quelle comiche, eccetera. La mia idea è che questa estrema varietà di filoni, generi e tematiche sia alla base del successo cinquantennale dell'eroe di Darkwood, e che Darkwood stessa sia, proprio per volere del suo creatore, Guido Nolitta, il regno del possibile e dell'impossibile (pur nel rispetto di una coerenza interna ormai sedimentata). Dunque, proprio il rispetto della nolittianità impone la ricerca di sempre nuovi orizzonti. I disegnatori dello Spirito con la Scure dicono sempre, e chi viene agli incontri lo sa, che a realizzare le storie di Zagor non ci si annoia mai. Ogni avventura è diversa dall'altra, gli scenari cambiano sempre, le tematiche e le atmosfere si rinnovano continuamente. Dunque, anche ne "La progenie del male" c'è un mio tentativo di aprire nuovi orizzonti verso scenari più vasti, pur riallacciandomi alla tradizione (perché non ho inventato io né l'Abisso Verde, né le basi di Atlantide e Mu).


Un aneddoto divertente riguarda i mostri trovati da Zagor nella prima sala del laboratorio antidiluviano costruito dagli scienziati di Mu. Chi ha letto sa che degli esperimenti genetici sfuggiti di mano e proseguiti senza controllo dai computer impazziti della base hanno creato dei mostri come pipistrelli e bisce giganti. Volevo però qualche altro "animale" mutato, e ho pensato alle pulci perché, se guardate un acaro o un pidocchio al microscopio, vedrete delle bestie orrende. Ingrandite una pulce alle dimensioni di un cane e avrete un mostro orripilante. Dunque, ecco la mia richiesta a Pesce perché disegnasse appunto qualcosa del genere. E' successo però che qualcuno, in redazione, durante una pausa pranzo, mi abbia chiesto: "Ma insomma, dimmi, contro chi lotta Zagor nella storia che stai sceneggiando?". E io: "Contro le pulci".


Un'altra cosa da sottolineare è come l'idea della "lingua degli antichi" mi è stata ispirata da Umberto Eco che nel suo saggio "La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea" cita l'arcaica lingua aymara (un idioma andino parlato ancora oggi) per la sua struttura paragonabile a quella di un linguaggio informatico, al punto che sembra appunto costruita in laboratorio. Quando Zagor "comunica" con la "matrice" lo fa appunto parlando in aymara. E' un argomento affascinante su cui potremmo, volendo, anche tornare.
I primi commenti sembrano, per ora, quasi tutti molto positivi, tuttavia mi permetto di citarne due, molto brevi, di segno opposto, per rispondere poi a una obiezione sollevata dal secondo. Winter Snake, telegraficamente scrive: "Comprato e divorato. Disegni spettacolari. Una pietra miliare nella saga zagoriana. Ottima l'idea della vera natura dell'abisso verde e del mostro antidiluviano. In attesa dei successivi sviluppi". Contericci, anch'egli dotato di una apprezzabile sintesi, ribatte: "Storia nella quale si avvertono forti influenze esoteriche, massoniche e dei culti pagani dedicati alla madre terra. Non che ci sia poi nulla di male, ma preferirei evitare". Ecco, sono rimasto colpito dall'aggettivo "massonico". Non avrei mai pensato di aver scritto qualcosa che suonasse come vergato con il compasso. E, riflettendoci, faccio fatica a capire quali siano le "forti influenze" massoniche ne "La progenie del male". Forse qualcuno mi può aiutare. In ogni caso, non sono proprio il tipo da indossare cappucci e grembiulini, né di venerare Architetti dell'Universo, benché rispetti chiunque veneri qualcosa. Soprattutto, non avrei tempo di partecipare a riunioni di logge, dato che ho una decina di autori di Zagor affamati di pagine di sceneggiatura e un blog da aggiornare a giorni alterni. La faccenda dei culti pagani dedicati alla Madre Terra vale invece la pena di essere approfondita.

Non si può leggere qualcosa sulla storia, la cultura e le leggende del Sud America, come io vado facendo da anni, senza imbattersi nello sciamanesimo femminile e nel culto di Pacha Mama, appunto la Madre Terra. In particolare, i libri di Hernán Huarache Mamani, come "La profezia della Curandera" o "Negli occhi dello Sciamano". Secondo la tradizione andina, soltanto le donne possiedono un'energia straordinaria capace di riportare pace ed equilibrio nel mondo: "Ricorda, la terra appartiene alla donna non all'uomo. Per questo la donna ha potere sulla terra; solo lei può salvarla, se vuole. In caso contrario, potrebbe essere distrutta. - ha scritto Mamani in un passaggio che mi sono appuntato - Quando sarà il momento, sentirai il potere della donna, della madre, dell'essenza stessa della Madre Terra. Il curandero esiste perché esiste la curandera. E' da lei che hai ricevuto il suo potere e grazie ad esso lavorerai per il bene dei nostri popoli, che soffrono in silenzio l'oltraggio perpetrato al loro sapere e alla loro conoscenza. L'amore per la terra e lo stimolo del potere della donna arriveranno quando tu, loro figlio, saprai rompere il silenzio che è stato imposto dagli invasori e dai distruttori dei nostri popoli". E ancora: "Il giorno in cui amerai, conoscerai e rispetterai te stessa, scoprirai che la terra comunica con te, che la Pachamama possiede un linguaggio attraverso il quale le montagne ti parlano, i fiumi ti mormorano e le sorgenti ti consigliano. Allora saprai che sei un tutt'uno con l'universo, che sei come l'acqua che si espande. Il giorno in cui ti accetterai davvero, orizzonti sconosciuti ti si schiuderanno e una musica mai ascoltata giungerà alle tue orecchie. Così potrai apportare il tuo contributo alla realizzazione della profezia secondo la quale in questo ciclo cosmico il risveglio del femminile permetterà di risanare le ferite inferte a Madre Natura".




Al di là del misticismo, da cui personalmente non sono attratto, approfondendo l'argomento sembra proprio che lo sciamanesimo sia stato retaggio femminile. Anche presso le antiche culture mediterranee abbiamo, in epoche remote, il sacerdozio femminile, accompagnato da trance e divinazione. I luoghi di culto e di trance erano sotterranei: templi nascosti dedicati a divinità che avevano a che fare con l'energia della terra, della luna e delle acque. Le dee invocate erano in genere raffigurate dipinte di nero e da loro nasce la serie delle Madonne nere o divinità femminili scure collegate alla terra e alla guarigione. La dea egizia della terra è Iside, il cui nome significa "pietra nera". Troverete un interessante Inno a Iside in fondo a questo articolo: è stato ritrovato fra i manoscritti di Nag Hammadi.



E' chiaro che, in perfetto ossequio al mio atteggiamento laico e razionale di cui non ho mai fatto mistero, non pratico nessun culto pagano. Però ho trovato interessante l'idea dello sciamanesimo femminile e mi è parso utile collegare una mia sciamana (Shyer) con le curandere andine, dando un'origine fantastica alle conoscenze di cui le sacerdotesse di vari popoli sono depositarie. Vedrete in seguito come questo tentativo verrà svolto in chiave avventurosa. Perché, mi preme dirlo, è ovvio che per quanto ci sia un fondamento culturale a un po' tutte le cose che ho raccontato e che racconterò, narrare l'avventura resta lo scopo principale della mia vocazione. Dunque, bravo (o brava) chi saprà cogliere un substrato di documentazione o un piano di lettura più elevato tra le vignette piene di mostri, banditi, spari e pugni, ma non c'è nessun bisogno di capire nulla al di là della trama avventurosa principale così come si dipana sotto gli occhi del lettore più distratto e rilassato.


Inno a Iside

Io sono la prima e l'ultima,
io sono la venerata e la disprezzata,
io sono la prostituta e la santa,
io sono la sposa e la vergine,
io sono la mamma e la figlia,
io sono le braccia di mia madre,
io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli.
Io sono la donna sposata e la nubile,
io sono colei che dà la luce e colei che non ha mai procreato,
io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
e fu il mio uomo che mi creò.
Io sono la madre di mio padre,
io sono la sorella di mio marito,
ed egli è il mio figlio respinto.
Rispettatemi sempre,
poiché io sono la scandalosa e la magnifica.

(sec. III o IV, ritrovato a Nag Hammadi)

martedì 3 maggio 2011

L'ULTIMO ARRIVATO

Lo Zagor che vedete qui accanto è stato disegnato dall'ultimo arrivato. Nello staff dello Spirito con la Scure, intendo. Se avete indovinato di chi si tratta al primo colpo d'occhio, senza sbirciare la firma e senza correre subito a vedere il nome in neretto qualche riga più un basso, complimenti, siete davvero degli intenditori. O siete sua mamma. Io, lo confesso, non ci sarei riuscito. Non perché non lo conoscessi prima del suo arrivo nel plotone dei collaboratori zagoriani, ma perché sarei stato distratto dal fatto che, versatile e poliedrico com'è, l'artista in questione si è espresso in scuole fumettistiche così diverse fra loro da non renderlo immediatamente identificabile. Infatti, l'autore è sì un nuovo acquisto per la Bonelli, ma è anche un personaggio molto noto in Italia e all'estero. Peraltro, io posso vantare di essere stato uno dei primi ad accorgermi di lui, a intervistarlo e persino a pubblicarlo, nelle mie vesti di "editor in chief" della fanzine Collezionare.



Guardate infatti la copertina del n° 16 della rivista, datato maggio 1990: il disegnatore è proprio la persona di cui stiamo parlando, non da solo ma in coppia con Romeo Toffanetti. Infatti, nella seconda metà degli anni Ottanta, sul Messaggero dei Ragazzi, detto MERA (una specie di "Giornalino" ma realizzato dai francescani e non dai paolini) compariva una serie umoristica intitolata "Alex il Britanno", realizzata da due giovani autori, uno appunto Toffanetti, l'altro Emanuele Barison. Giusto il tale di cui stiamo parlando. Nato a Pordenone nel 1963, Barison esordisce poco più che ventenne pubblicando su Autosprint una biografia a fumetti di Tazio Nuvolari. Già all'epca, però, non aveva però soltanto la passione per il disegno, ma anche quella per la musica: per anni ha infatti militato nella rock band "The Sinner". Sarebbe bello vederlo esibirsi con Graziano Romani, e chissà che non accasa a Godega (Treviso) il 4 e il 5 giugno prossimi in occasione di una delle tante feste zagoriane con cui verranno festeggiati i cinquant'anni dello Spirito con la Scure. Ma torniamo al Messaggero dei Ragazzi.




A me, che del MERA ero un vecchio lettore e un estimatore (al punto di aver scritto un lungo saggio dedicato alla rivista e pubblicato su "If"), "Alex il Britanno" piaceva parecchio. Così, contattati Romeo ed Emanuele e realizzai una intervista. I due mi dissero che c'era una storia del personaggio ancora inedita, che per qualche motivo misterioso (cioè che non ricordo) non sarebbe mai stata pubblicata, e io subito mi proposi di farla comparire su "Collezionare", cosa che avvenne. Di quegli anni, conservo una foto qui accanto, che mostra me ed Emanuele davanti alle tensostrutture di Lucca, quando ancora il Salone era al Palazzetto dello Sport. Perdonate, vi prego, non tanto il mio sguardo da ebete, quanto il mio abbigliamento (me ne vergogno moltissimo).
























In seguito, Toffanetti entrò a far parte dello staff di Nathan Never, Barison in quello di Lazarus Ledd, ma non solo. Lo sceneggiatore François Corteggiani, anch'egli rimasto colpito da "Alex il Britanno", lo portò in Disney: Barison si è dimostrato abilissimo anche nel padroneggiare paperi e topi. Uno in grado di passare in modo così disinvolto dal serio al faceto non poteva farsi mettere in soggezione neppure dal mito di Diabolik, un altro personaggio da lui realizzato (e per cui sta anche attualmente lavorando).






















Al suo curriculum vanno aggiunti numerosi lavori per la Francia, sbirciando i quali si capisce come anche le belle donne gli escano con facilità dalla punta del pennello. Io ho continuato a seguirlo come lettore, un po' chiedendomi perplesso perché non si fosse mai cimentato con un personaggio bonelliano, un po' consolandomi nell'immaginarlo ben felice di spaziare fra tanti generi diversi.

Ma, a un certo punto, eccolo a confidarmi che lui ha sempre avuto una grande passione fumettistica e un desiderio nel cassetto: Zagor. Insomma, esattamente come tanti altri autori apparentemente realizzati altrove, anche lui desiderava disegnare almeno una volta nella vita una storia del personaggio più amato durante l'infanzia, lo Spirito con la Scure. Nello staff abbiamo già Gianni Sedioli e gli Esposito Bros che, pur impegnati in altre serie di casa Bonelli, hanno chiesto di potersi cimentare con il signore di Darkwood per un debito con i sogni di bambino. E non sono pochi gli autori anche illustri e attivi in contesti diversissimi che, intervistati in proposito, hanno confessato il loro amore verso l'eroe nolittiano.

Barison, pur conscio di tutte le difficoltà del caso, ha fatto le sue prove come un qualunque aspirante disegnatore, ha atteso di superare tutta la trafila fatta di tempi di attesa e aggiustamenti di tiro, e si è rimesso al giudizio del più illustre dei giudici, quel Guido Nolitta, che di Zagor è stato il creatore. Alla fine, gli è stato dato il via libera almeno per una storia: il suo curriculum, del resto, potrebbe perfino consentire di considerarlo una illustre guest star. E io sono stato ben lieto di potermi mettere a scrivere una sceneggiatura per lui, dopo avergli chiesto che tipo di storia avrebbe voluto illustrare. "Una di paura - mi ha risposto Emanuele - una di quelle dove a Cico si rizzano i capelli in testa". Proviamoci, ho replicato. E gli ho spedito le prime dieci tavole di un racconto intitolato "Risvegli". Barison mi è parso entusiasta dell'inizio: adesso dovrò continuare a tenere alte le sorti del racconto. Vi faccio vedere le matite dalla prima pagina. Per il resto, ci sarà da aspettare.

venerdì 29 aprile 2011

IL ROMANZO DI ZAGOR

Visto che già se ne parla sui forum zagoriani (e su uno, ZTN, addirittura si raccolgono le prenotazioni per un acquisto di gruppo), comincio anch'io ad anticipare qualcosa in attesa di approfondire l'argomento quando il libro sarà in distribuzione. Per il momento, il succo della notizia è riassunto in questo comunicato stampa diffuso da Cartoon Club, la Casa editrice che, fra le altre cose, pubblica Fumo di China.
Ecco il testo:
"Zagor si appresta a festeggiare i suoi primi cinquant'anni. È nato nel giugno 1961. A crearlo, furono Sergio Bonelli e Gallieno Ferri: il primo ne è ancora oggi l'editore, il secondo continua a disegnare tutte le copertine e molte delle storie. Da oltre vent'anni, però, il principale sceneggiatore della serie è Moreno Burattini, che dell'eroe di Darkwood è anche il curatore di testata. Proprio Burattini è l'autore del primo romanzo con protagonista lo Spirito con la Scure, che narra una storia mai narrata in un albo a fumetti. Il racconto in prosa è un mix di avventura, western, giallo, mistero e azione che farà felici i tanti fan del personaggio e potrà catturare nuovi lettori. "Le mura di Jericho. Il romanzo di Zagor" si compone di 96 pagine (f.to 14,5 x 20 cm, bandelle a colori, rilegato filo refe, 12,00 euro, Cartoon Club editore), ed è accompagnato da 10 illustrazioni inedite di Zagor e una copertina inedita di Gallieno Ferri. Il romanzo sarà presentato in anteprima domenica 15 maggio presso la libreria Il Collezionista di Lucca (piazza San Giusto, 1\2, tel. 0583/491212) alle ore 16, alla presenza dell'autore, Moreno Burattini. Nell'occasione sarà presente anche il disegnatore Marcello Mangiatini che ha realizzato la locandina dell'evento, e disegnerà in diretta per i fan. Inoltre, il rocker Graziano Romani eseguirà alcuni brani con la chitarra, tratti dal cd Zagor king of Darkwood".


La prima recensione del libro è stata scritta da Sergio Bonelli nella posta del numero di Zagor di maggio, "La progenie del male", dove viene spiegato che si tratta di un romanzo uscito a puntate sulla rivista "Darkwood Monitor" alla fine degli anni Novanta, ma il cui testo è stato rivisto e corretto dal sottoscritto. Giuseppe Pollicelli, autore dell'introduzione, ha paragonato il mio romanzo a una "dime novel", e questo mi ha fatto molto, ma molto piacere. Non a caso il nickname con cui gestisco un filo diretto e rispondo alle domande dei forumisti del forum SCLS è "Eddy Rufus", un personaggio della saga zagoriana che è appunto uno scrittore di racconti di quel tipo, che hanno Zagor come protagonista.



Le dieci illustrazioni inedite di dieci disegnatori, otto zagoriani e due guest star sono opera, in ordine alfabetico, di Emanuele Barison, Mauro Laurenti, Joevito Nuccio, Roberto Piere, Giuseppe Prisco, Michele Rubini, Gianni Sedioli, Marco Torricelli, Walter Venturi, Marco Verni. Poco sopra vedete il disegno di Nuccio, più in basso quello di Laurenti (ques'ultimo ve lo propongo in una versione leggermente diversa da quella che apparirà sul libro, così potrete divertirvi a scoprire le differenze). A loro va aggiunto Marcello Mangiantini, non presente nel libro ma autore della locandina dell'anteprima lucchese, di cui vedete qui accanto la bella matita. Perché una prima uscita pubblica proprio a Lucca? Per tre motivi: il primo è che Lucca è la città simbolo del fumetto in Italia; il secondo è che io, quando non sono a Milano per lavoro, vivo appunto a pochi chilometri dalle meravigliose mura del capoluogo toscano, in provincia del medesimo; il terzo è che a Lucca vive Giorgio Giusfredi, uno chef talentuoso che volentieri cucina per gli autori di fumetti di passaggio (tornerò a parlarvi di lui) ma che, soprattutto, è un abile organizzatore di eventi a cui si deve l'allestimento dell'iniziativa.

Dopo l'appuntamento lucchese, presenterò il libro anche a Parma Fantasy, a metà giugno. A Lucca verranno presentate anche altre novità che stanno per uscire a mia firma: il saggio "Guido Nolitta: Sergio Bonelli sono io" di Moreno Burattini e Graziano Romani (Coniglio Editore), che dovrebbe essere già disponibile in quella data, l'albo speciale a colori per il cinquantennale di Zagor "Lo scrigno di Manito" di Moreno Burattini e Gallieno Ferri (Bonelli Editore) e il primo Zagor Albo Gigante "Il castello nel cielo" di Moreno Burattini e Marco Torricelli (Bonelli Editore). Dal canto suo, Marcello Mangiantini presenterà il suo prossimo Maxi Zagor "Nelle terre dei Dakota" di Luigi Mignacco e Marcello Mangiantini (Bonelli Editore).
Torneremo a parlarne.

martedì 26 aprile 2011

CHERCHEZ LA FEMME

"Cherchez la femme": pare che il primo a scriverlo sia stato Alexandre Dumas e volentieri mi accodo a tutti coloro che l'hanno ripetuto. Anche perché, sia detto senza malizia, sono un sincero ammiratore dell'altra metà del cielo. A dire il vero ho anche preso in giro, qualche volta, le donne che il destino mette accanto agli appassionati di fumetti, ma non sono mai stato cattivo come Peyo che, in una storia dei Puffi intitolato "La Puffetta" fornisce gli ingredienti per una ricetta di donna, ben diversa da quella cantata da Ornella Vanoni.

Come (forse) non tutti sanno, la Puffetta, unica femmina nel villaggio dei Puffi, non appartiene alla loro razza ma è una creatura artificiale creata da Gargamella, lo stregone cattivo nemico degli ometti blu. A un certo punto della saga, Gargamella si chiede che cosa può fare per vendicarsi dei Puffi e dice: "Potrei dar fuoco alla foresta che circonda il loro maledetto villaggio! No, non è abbastanza crudele... farò un'altra cosa! Un sortilegio terribile che li costringa a chiedermi pietà! Una terribile maledizione! Manderò al villaggio una Puffetta!". Detto fatto, ecco gli ingredienti della formula magica: "Un pizzico di civetteria, un bel po' di partito preso, tre lacrime di coccodrillo, un cervello di gallina, lingua di vipera in polvere, un carato di furberia, una manciata di collera, un dito di menzogna, una goccia di ghiottoneria, un quarto di malafede, uno di incoscienza, un tratto d'orgoglio, un poco di invidia, una scorza di sensibilità, una parte di stupidità e una di astuzia, molto spirito e molta ostinazione...". C'è da notare che questa formula non crea la Puffetta bionda e sexy che conosciamo, ma una Puffetta sgraziata e con i capelli neri, che i Puffi trovano antipatica. E' il Grande Puffo che con una nuova magia rende la Puffetta sexy e tutti i Puffi cambiano atteggiamento e se ne innamorano. Ma perché vi sto dicendo tutto questo? Perché qualcuno molto meno misogino di Peyo, vale a dire il nostro Saverio Ceri, ha pensato di dedicare alle donne la sua ottava puntata di "Diamo i numeri", prendendo spunto dal recente sesto volume del Dylan Dog Color Fest, intitolato "Femmes fatales" e tutto realizzato (dai testi alla colorazione) da autrici donne.


Nell'elencare i nomi e le cifre della quota rosa di Casa Bonelli, Saverio ha citato tre splendide persone con cui ho avuto il privilegio di lavorare: Lina Buffolente, Lola Airaghi e Lucia Strufaldi. Le prime due hanno illustrato alcune mie sceneggiature (l'indimenticabile Lina, oggi scomparsa, è stata mia partner in diverse storie del Comandante Mark e Lola invece - accanto a me nella foto a sinistra - deve ancora finire di disegnare, sperando che prima o poi lo faccia, le ultime tavole di Occhi di Cielo), la terza è, come me, originaria di San Marcello Pistoiese e mi ha portato a leggere prima i suoi soggetti, poi le sue pagine di sceneggiatura, chiedendomi consigli. Le donne sceneggiatrici sono rare. Come le Puffette.



Diamo i numeri 8
L’altra metà del cielo
di Saverio Ceri


Nello sviscerare i numeri di Julia, in occasione della scorsa puntata di Diamo i numeri, ho notato come Laura Zuccheri fosse la disegnatrice di punta della testata. Pensavo fosse l’unico caso nella storia della casa editrice, e invece mi sono accorto che non era così. Dopo essermi sincerato che in Legs Weaver alla fine della serie il più prolifico ai pennelli è un uomo, nonostante l’ampio staff al femminile, ho dato un’occhiata anche alle altre brevi serie della casa editrice e… sorpresa!, c’è una serie che non solo vanta una donna al comando, ma anche una donna al secondo posto. Si tratta di Gregory Hunter, breve serie creata da Antonio Serra un decennio fa. Le due donne in questione sono Antonella Platano e Patrizia Mandanici.



Approfittando dell’occasione dell’uscita di un Dylan Dog tutto la femminile, ho voluto approfondire la presenza del gentil sesso nella storia degli autori bonelliani.Pur dovendo molto, se non tutto, a una donna, Tea Bonelli, che ha diretto la casa editrice nei primi, non facili decenni di attività, la Sergio Bonelli Editore, come è ovvio aspettarsi, essendo storicamente il fumetto una cosa da “maschi”, non ha visto in settant’anni di attività molte donne avvicendarsi ai pennelli e alla macchina da scrivere. L’apporto femminile rappresenta, numeri alla mano, solo il 3% della produzione complessiva. La prima mano femminile su una pubblicazione della casa editrice l’ha posata Liliana Fantoni autrice dei disegni di Gianforte, uno dei 6 volumi della collana del trifoglio edita come Editrice Audace nel novembre del 1953. Si devono aspettare poi altri 20 anni prima che un’altra donna entrasse nell’olimpo bonelliano. La prima storia del Piccolo Ranger firmata Lina Buffolente risale infatti al 1973, la prima donna alle sceneggiature sarà invece nel 1979 Andreina Repetto che ha firmato in coppia con Saio alcune storie sempre del Piccolo Ranger. Per la prima copertina si è dovuto attendere altri 4 anni con Anna Brandoli su Orient Express. Il primo personaggio femminile a dare il proprio nome a una collana è stata Bella, della piacevole, ma sfortunata serie western “Bella & Bronco” di Gino D’Antonio nel 1984. Solo oltre un decennio dopo toccherà a Legs, seguita da Julia, Gea e Lilith.
Le sceneggiatrici bonelliane, con le 4 new entry del Dylan Dog Color Fest, sono a oggi 19. A cavallo tra fine anni settanta e primi anni ottanta sono state soltanto cinque le scrittrici, di cui una sola su testate di fumetto “popolare”, ovvero la già citata Repetto. Le altre sono Silvana Gay sul deludente settimanale Full e Laura Battaglia, Lorena Canossa e Laura Scarpa sulla rivista d’autore Orient Express. Poi il vuoto per un decennio, fin quando nel 1994 Gabriella Cordone in coppia con Lisiero ha sceneggiato la sua prima storia di Nathan Never. Da allora, a parte il 1995, ogni anno ha registrato presenze femminili ai testi. Il massimo, come numero di tavole è stato registrato nel 2004 con 923 pagine “rosa”, ovvero il 4,75% della produzione di quell’anno. Quest’anno col Dylan Dog Color Fest, siamo a 269 tavole che però equivalgono al 5,34% delle tavole finora pubblicate: il 2011, per ora, è l’anno del record quindi. In generale dal 1979 a oggi sono state pubblicate 7350,5 tavole a firma femminile, che rappresentano l’1,38% della produzione complessiva della Bonelli. Il dato sale al 2,43% se si tiene conto solo della produzione del XXI secolo.


Questa la graduatoria completa:



Paola Barbato 3886 tavole
2° Angelica Tintori 959
3° Andreina Repetto 564
4° Silvana Gay 404
5°Gabriella Cordone 376,5
6° Claudia Salvatori 376
7° Renata Pfeiffer 300
8° Gelsomina Riccio 94
8° Elettra Gorni 94

10° Katia Albini 64

11° Susanna Raule 47
12° Lucia Strufaldi 44
13° Laura Battaglia 34
14° Vanna Vinci 32
14° Chiara Caccivio 32

16° Lorena Canossa 24

17° Silvia Mericone 16
17° Rita Porretto 16
19° Laura Scarpa 8


Paola Barbato da sola copre più del 50% della produzione in rosa di casa Bonelli, anche perché dal 2005 al 2010 è stata la sola sceneggiatrice in attività su albi bonelliani. Quest’anno ha segnato il ritorno di altre colleghe: le quattro del Dylan Dog Color Fest e Susanna Raule su Dampyr, vanno ad aggiungersi a Barbato, portando a 6 le sceneggiatrici dell’anno, eguagliando il record del 1998; e siamo solo a maggio.


Decisamente più corposo l’apporto delle disegnatrici nella storia della casa editrice. A parte lo storico, ma impercettibile contributo di Liliana Fantoni, sono altre 23 le ragazze che hanno contribuito a realizzare le 24637,5 tavole in rosa della casa editrice, che costituiscono il 4,63% dell’intera produzione. Se consideriamo solo gli anni dal 2001 a oggi l’apporto femminile sale al 6,45%, se invece ci limitiamo agli ultimi 2 anni siamo all’8,29%. L’anno record nel caso delle disegnatrici è stato il 2001 con 1938 tavole (9,26% del totale). Quest’anno siamo per ora a 471,5 tavole, ovvero il 9,36% del totale, e quindi sui ritmi dell’anno del record. Il 2003 e il 2010 l’anno più “affollato” di donne con 13 disegnatrici pubblicate.



Ecco la graduatoria:


Lina Buffolente 6137,3 tavole
2° Laura Zuccheri 2502,5
3° Patrizia Mandanici 2067
4° Lucia Arduini 1980

5° Luana Paesani 1820,7

6° Antonella Platano 1640,5
7° Anna Lazzarini 1118,5
8° Antonella Vicari 1098
9° Simona Denna 1097

10° Elena Pianta 940

11° Francesca Palomba 927

12° Lola Airaghi 855

13° Luisa Zancanella 672

14° Melissa Zanella 606

15° Vanna Vinci 324


16° Silvia Corbetta 257,5

17° Teresa Marzia 218,5
18° Elisabetta Barletta 188
19° Anna Brandoli 82
20° Valentina Romeo 47
21° Gabriella Molisso 27
22° Daniela Vetro 24
23° Laura Scarpa 8


Per 20 anni praticamente l’unica disegnatrice bonelliana è stata Lina Buffolente, a parte una breve parentesi nei primi anni ottanta con Brandoli e Scarpa su Orient Express e Molisso sul Piccolo Ranger. Finalmente nel 1993, prima con Paesani, poi con Zuccheri, Arduini, Platano e Denna, qualcosa si è mosso e le disegnatrici hanno stabilmente preso posto all’interno dei vari staff.
In totale le signore del fumetto bonelliano sono, a oggi 41; di queste 7 sono state impegnate anche come copertiniste, anche se l’unica titolare delle cover di una serie è stata Elena Pianta per Gregory Hunter.


In totale sono 36 le copertine al femminile, questo l’elenco completo:


Elena Pianta 17 cover
2° Laura Zuccheri 7
3° Anna Brandoli 4
4° Lina Buffolente 3
4° Antonella Platano 3
6° Anna Lazzarini 1
6° Lucia Arduini 1


Il sesto color fest di Dylan Dog è anche il primo albo Bonelli con testi, disegni e cover completamente realizzati da donne. Finora c’era stata l’accoppiata testi e disegni, su Legs, o disegni e cover, su Gregory Hunter, Brendon, Nathan Never, Legs , Mark e Julia, ma mai l’albo completo. Quali sono le testate che hanno lasciato maggior campo al gentil sesso? In quantità di tavole: Legs Weaver (6564 pagine tra sceneggiatrici e disegnatrici); in percentuale sul totale: Greystorm (29,99% della produzione porta firma femminile). Guardiamo più da vicino le singole graduatorie limitandoci, per brevità, ai primi 5 posti per categoria:


Tavole sceneggiatrici

1° Dylan Dog 3682 tavole
2° Nathan Never 771,5
3° Legs Weaver 722
4° Piccolo Ranger 564
5° Nick Raider 376



Tavole disegnatrici

1° Legs Weaver 5842 tavole
2° Piccolo Ranger 3861

3° Nathan Never 2668,5

4° Julia 2288

5° Comandante Mark 2069



Tavole totale (sceneggiatrici+disegnatrici)

1° Legs Weaver 6564 tavole
2° Piccolo Ranger 4425
3° Dylan Dog 3834
4° Nathan Never 3440
5° Julia 2288


“Quote rosa” sceneggiatrici

1° Dylan Dog 8,64%
2° Legs Weaver 5,28%
3° Orient Express 3,91%
4° Piccolo Ranger 2,17%
5° Nathan Never 1,85%



“Quote rosa” disegnatrici


1° Greystorm 59,98%
2° Gregory Hunter 51,27%
3° Legs Weaver 42,69%
4° Tuttowest(River Bill)27,08%
5° Brendon 17,68%



Quote rosa” Totale (sceneggiatrici + disegnatrici)


1° Greystorm 29,99%

2° Gregory Hunter 25,64%
3° Legs Weaver 23,98%
4° Tuttowest(River Bill)13,54%
5° Brendon 8,84%


Da quest’ultima graduatoria si nota come l’artefice dell’avanzata del gentil sesso in casa Bonelli non possa essere che Antonio Serra, curatore delle tre testate sul podio. Addirittura sul suo recente Greystorm le disegnatrici hanno realizzato il 60% delle tavole, anche se poi il disegnatore principe è stato Bignamini.Segnaliamo anche che Dampyr è l’unica serie che vanta una donna tra gli sceneggiatori, ma nessuna tra i disegnatori e che alcune serie non hanno mai visto all’opera nessuna rappresentante femminile, tra queste le storiche Tex e Zagor.



Saverio Ceri

venerdì 22 aprile 2011

COMUNICAZIONI DI SERVIZIO

Ci sono varie cose che mi riguardano, direttamente o indirettamente, di cui rendervi edotti. Procedo in ordine alfabetico.

Albetto Zagor

In occasione di Rimini Comics 2011, i cui giorni clou saranno il 22, 23 e 24 luglio, la Casa editrice Cartoon Club (la stessa di Fumo di China, per intenderci) darà alle stampe un nuovo albetto spillato dedicato a Zagor, simile a quello uscito a Lucca lo scorso autunno (che aveva ripubblicato a colori la storia di Amico Treno, "Il nuovo re di Darkwood"). Anche in questo caso ci sarà una copertina inedita di Ferri, e all'interno una storia di Nolitta & Donatelli recuperata dal remoto passato e, credo, piuttosto insolita e inaspettata, che tributerà anche al grande Frank Donat il giusto merito nei festeggiamenti del cinquantennale zagoriano. Ma ci sarà anche qualcosa di inedito firmato dal sottoscritto: una nuova storia autoconclusiva disegnata in coppia da Gianni Sedioli e Marco Verni, sulla falsariga delle due già realizzate in passato, in cui lo Spirito con la Scure incontra i suoi autori, e che vedremo riproposte prima della terza confezionata per l'occasione. A questo punto, queste brevissime storie stanno diventando una serie e chissà che non ce ne siano altre.

Per chi non sapesse di che cosa stiamo parlando, faccio un breve riassunto. Tutto è cominciato nel luglio 2007 a Paganine, in provincia di Modena. Lì, in un incontro-dibattito con il pubblico, io, come sceneggiatore, e gli amici Sedioli e Verni, disegnatori fummo invitati a mostrare come, praticamente, nasceva una tavola di a fumetti. Avevamo a disposizione un paio d'ore, e un maxi schermo per mostrare ai presenti le varie fasi della lavorazione. Perciò scrissi la sceneggiatura di una storia di Zagor che, incredibile ma vero, era perfettamente autoconclusiva in una sola pagina: c'erano un inizio, uno svolgimento, una fine. Gianni Sedioli schizzò le matite e mentre lo faceva già Marco Verni passava le chine. Il risultato fu così soddisfacente che la storia in una tavola è stata successivamente pubblicata, nel marzo 2009, sul n° 8 della rivista Walhalla. Intanto, però, gli organizzatori di "Godeg...a fumetti" mi aveano chiesto una storia breve inedita da pubblicare in un loro albetto in appendice a un classico zagoriano di Nolitta & Ferri. La sfida mi è subito apparsa intrigante: ripetere l'esperimento di due anni prima e realizzare un'altra storia che avesse un inizio, uno svolgimento e una fine, ma che riuscisse a compiersi in una sola tavola, cioè tre strisce. Io, Sedioli e Verni ci siamo immediatamente messi al lavoro. A distanza di ogni due anni, dunque, il trio tosco-romagnolo sforna una storiella nuova di una pagina. A questo ritmo, in poco meno di due secoli avremo realizzato un albo intero. Nell'immagine qui sopra, il manifesto disegnato da Laurenti per "Godeg...a fumetti" edizione 2009.
Intervista
E' stata pubblicata, sul sito della Sergio Bonelli, una intervista al sottoscritto. Oltre a molte anticipazioni sullo "zagorone", lo Zenith a colori e la trasferta, ci sono anche le copertine degli albi celebrativi e diverse tavole in anteprima sia di quelli che del viaggio. Ne vedete alcune anche qui attorno. A proposito di quella di Giuseppe Prisco, il disegnatore mi ha raccontato di aver appena assunto una signora peruviana che viene a fargli le pulizie, la quale è rimasta incredula nel vedergli disegnare quella pagina, perché lei è proprio originaria di Cuzco, la città i cui monumenti si riconoscono nelle strisce. La signora giura che la ricostruzione degli ambienti che abbiamo fatto è perfetta. Riporto qui di seguito solo l'inizio dell'intervista, giusto per farvi decidere se vi interessa leggere il seguito sul sito Bonelli. L'introduzione e le domande sono di Luca Del Savio.

Con il mese di maggio, iniziano i festeggiamenti per il cinquantennale di Zagor! Un traguardo straordinario che si celebrerà, ufficialmente, con il numero 602 della collana Zenith, tutto a colori, in edicola dal prossimo 3 giugno.

Sono dunque già trascorsi quasi 50 anni dal 15 giugno 1961, il giorno in cui lo Spirito con la Scure fece il suo esordio, ma l'eroe, nato dalla fantasia di Guido Nolitta (nom de plume del nostro editore, Sergio Bonelli) e reso graficamente dalle chine di Gallieno Ferri, non sembra sentire l'età e conoscere la stanchezza, sempre circondato com'è da tanti affezionati lettori. Per scoprire che cosa attende il re di Darkwood nei prossimi mesi e quali iniziative si stanno preparando per questa occasione davvero speciale, abbiamo parlato con il curatore della collana, Moreno Burattini, che ci ha presentato un menu davvero ricchissimo...
Cosa possono aspettarsi, dunque, gli "aficionados" zagoriani, per celebrare degnamente il cinquantennale?
Andiamo con ordine, poiché le cose che bollono in pentola non sono poche. Prima di tutto, parliamo di un evento molto atteso e richiesto. Da tanti anni, infatti, attraverso le lettere che giungono in redazione, i commenti che leggiamo sui forum o quelli che riceviamo ai vari incontri con il pubblico, ci sentiamo rivolgere la domanda: "a quando uno Zagorone? gli altri personaggi storici della Casa editrice hanno un albo gigante, tra le loro uscite, perché Zagor no?". Beh, come scrive Sergio Bonelli nella sua prefazione allo Zagorone, "scusate il ritardo"!


Siamo più che felici, infatti, di abbinare un'iniziativa editoriale del genere a un'occasione così speciale come il cinquantennale e, dunque, il prossimo 27 maggio, troverete in edicola "Il castello nel cielo", sceneggiato dal sottoscritto e disegnato da Marco Torricelli. La scelta del disegnatore a cui sarebbe toccato l'onore di illustrare il gigante è "caduta" su Torricelli sia per questioni di "anzianità" di servizio (dopo Ferri, troppo impegnato con l'albo a colori di cui vi dirò tra poco, è la matita che da più tempo lavora su Zagor) che per la sua passione per il fantasy. L'avventura di questo albo gigante, infatti, pur svolgendosi a Darkwood, presenta alcune componenti fantastiche che si adattavano perfettamente al segno del bravo artista genovese. Al creatore grafico dello Spirito con la Scure è toccato comunque il compito di donare al volume l'evocativa copertina. A completare lo zagorone, oltre alla già citata introduzione firmata dal nostro editore, troverete alcune pagine che si soffermeranno sull'avventura editoriale del nostro personaggio.
Per leggere il seguito, cliccate qui.

Premio Franco Fossati
Quando leggo, ammirato, i blog di Roberto Recchioni o Diego Cajelli, sempre aggiornatissimi e attentissimi alle novità, vedo come spesso ricevano richieste di diffondere certe notizie, dato che sono a tutti gli effetti siti molto seguiti e dunque vengono giustamente considerati opinion maker a cui chi fa comunicazione deve guardare con interesse e attenzione. Qui accanto Roberto è visto da Mannelli. In molti mi dicono che, quanto a brevità di testi, frequenza degli aggiornamenti, competenza tecnologica, conoscenza della Rete e argomenti di tendenza trattati e competenza nel trattarli, dovrei prendere esempio da loro (cosa che è sicuramente vera visto quel che avrei da imparare, fosse soltanto per capire come funziona uno smartphone, dato che il mio ho dovuto regalarlo a mio foglio per tornare a un primordiale modello a tastiera, dato che era diventato impossibile persino chiamare un tasto: "per confermare la richiesta, premere uno", diceva la voce registrata, e io come accidenti facevo se la tastiera non ce l'avevo? Provavo disperatamente a dare colpi su tutto lo schermo, senza nessun risultato se non quello di non confermare la richiesta e dunque perdere la prenotazione). Io invece parlo di libri di carta, di roba che non fa tendenza, di eroi vecchi di cinquant'anni, di autori e di poeti dell'Ottocento, di fanzine stampate con il ciclostile, chi vuoi che mi segua? Come ho già detto, però, il mio scopo non è di far proseliti (anche se le visite sono in costante aumento) ma solo di mettere in rete del materiale utile a futura memoria per chi volesse fare ricerche.
Perché vi sto dicendo tutto questo? Ah, sì. Perché per la prima volta da quando ho aperto il blog, mi è arrivato un comunicato stampa con la mitica frase: "con richiesta di pubblicazione". Che soddisfazione! Anch'io, nel mio piccolo, comincio a essere considerato un veicolo pubblicitario. L'unico problema è che si tratta del bando di concorso di un Premio al quale anch'io concorrerò, dopo aver già partecipato altre volte senza aver mai vinto. Perciò, se io non facessi pubblicità all'evento, ci sarebbero forse meno concorrenti e magari quest'anno potrei venire premiato. Che fare? Sto scherzando, è ovvio. Si tratta della quindicesima edizione del Premio "Franco Fossati", riservato alle opere di critica e saggistica sul fumetto scritte da autori italiani, organizzato da Cartoon Club e dalla Fondazione Franco Fossati, in collaborazione con l'A.N.A.F.I., il Centro Fumetto "Andrea Pazienza" e l'Anonima Fumetti. Editori o autori che volessero sottoporre i propri testi all'attenzione del Premio possono consultare il bando di partecipazione a questo link: cliccate qui. Aggiungo soltanto che ho conosciuto Franco Fossati, che era una persona di estrema cultura ma, nello stesso tempo, di estrema simpatia e disponibilità. Persino quando ero soltanto un giovane fanzinaro che stampava una rivistina da quattro soldi, si premurava di venirsi a procurare l'ultimo numero e se capitava l'occasione stava con noi ragazzi a pranzo, o a cena, come se fossimo suoi vecchi amici, lui che era stato direttore editoriale di Topolino e lavorava per le più grandi casi editrici, pubblicando un libro dopo l'altro.

Satanik
A proposito di grandi case editrici, la Mondadori ha cominciato a mandare in edicola i primi volumi della collana dedicata a Satanik, che fa il paio con quella di Kriminal uscita lo scorso anno. Vi avevo già anticipato qualcosa su questa iniziativa. Saranno 16 uscite, ciascuna contenente due episodi firmati Magnus & Bunker, per un totale di 32 storie scelte fra le prime cento. I commenti sono firmati da un nome che è una garanzia, quello di Paolo Ferriani, già editore di preziosi Index dedicati a Kriminal e Alan Ford e di un saggio su Gesebel a cui ogni cultore del fumetto dovrebbe dare la caccia benché esauritissimo. La cosa mi riguarda perché si tratta di una collana sorella di Alan Ford Story, che sto curando da 83 settimane e che non si sa ancora quando finirà (dopo essere stata per due volte raddoppiata, passando da trenta uscite a sessanta e da sessanta a novanta). Inoltre, Pasquale Ruggiero che allestisce gli allegati bunkeriani per Panorama e TV Sorrisi e Canzoni mi segnala che è stata aperta una pagina Facebook su Satanik . Il link è questo.
Voi che siete pratici, ditemi com'è perché io, oltre a non sapere usare lo smartphone, non ho neppure il profilo su Facebook. Ecco un'altra voce da aggiungere al famoso elenco "cose che tutti fanno e io no", insieme a quelle di cui vi ho già parlato come "non ho mai visto un film in 3D", "non ho mai visto una partita di coppa", "non ho mai ascoltato il discorso di fine anno a reti unificate del Presidente della Repubblica" e "non ho mai giocato alla playstation". Un giorno, forse presto, scriverò un articolo intitolato "Perché non uso Facebook". O forse no, meglio che non lo faccia, o non sarò mai trend e aggiornato come Diego e Roberto e anzi perderò punti agli occhi del mondo.

Zagor a Grazzano
Le iniziative zagoriane in occasione dei cinquant'anni dello Spirito con la Scure sono così tante che non riuscirò a essere presente a tutte. Per esempio, per andare a Narni a metà giugno alla festa organizzata dal forum ZTN dovrei rinunciare a presenziare alla mostra di Parma (con Ferri e Torricelli) e purtroppo non è possibile: la Casa editrice mi ha precettato appunto per quella. Nella foto qui accanto prendo la parola al raduno organizzato a Firenze due o tre anni fa proprio da quel forum. Per andare a Godega (Treviso) la settimana precedente dovrei non fare da testimone lo stesso giorno al matrimonio di mia sorella, a meno che lei non voglia farsi sposare dal sindaco di lassù: perciò, manderò Graziano Romani, sulle cui doti di showman non sussistono dubbi, a presentare al posto mio, dato che all'inizio di giugno sarà sicuramente uscito il nostro libro su Guido Nolitta edito da Coniglio. Ci saranno comunque anche altri autori, dal veterano Ferri al nuovo acquisto zagoriano (un disegnatore il cui nome sarà svelato quanto prima proprio su queste colonne), da Sedioli a Laurenti. Non ci sarò in agosto a San Marino (rappresentato anche in quel caso da validi sostituti), dato che quel giorno sarò in Sicilia. Ci sarà invece a Zagabria, Verona, Prato, Raiano (AQ), Rimini e Città di Castello. Un vero tour de force. C'è però un altro appuntamento a cui mancherò perché impegnato negli altri : quello di Grazzano Visconti (Piacenza). Il manifesto che vedete qua accanto mostra Zagor portato in trionfo, su un cavallo bardato come si usava nel medioevo, per le vie della pittoresca cittadina, dai colleghi Dampyr e Dylan Dog. Questo perché la mostra prevede una esposizione di tavole di tre autori piacentini Ecco comunque il comunicato ufficiale: dal 4 al 12 giugno, a Grazzano Visconti (PC), presso la libreria Semola (Piazza Giangaleazzo Visconti 6), si terrà la mostra "Eroi a Grazzano" che vedrà esposte tavole di Giovanni Freghieri (Dylan Dog), Paolo Bisi (Zagor) e Nicola Genzianella (Dampyr), autore anche della locandina che avete visto in apertura. I tre disegnatori saranno presenti all'inaugurazione, che si terrà sabato 4 giugno, alle ore 17:00. Per maggiori informazioni: tel. 0523 870770; info@libreriasemola.it
Ciò detto, resto in curiosa e fremente attesa di altre mail che mi dicano "con preghiera di pubblicazione", così che mi possa sentire un po' importante anch'io.

martedì 19 aprile 2011

ORIGINAL ARTS

Torno da Torino, dove stato per tenere una conferenza, con un aneddoto da raccontare. Innanzitutto, l'incontro presso la biblioteca del Collegio Universitario "Renato Einaudi" è andato, credo, molto bene. C'era, mi hanno detto, molto più pubblico del solito e per di più si trattava di un pubblico attento, come hanno dimostrato gli interventi e le domande. Ringrazio gli organizzatori, in particolare il moderatore al mio fianco Pierangelo Adduci e poi il direttore Andrea Fabbri in rappresentanza di tutti i suoi collaboratori.
Il collegio mi ha persino ospitato in una delle sue stanze e per una notte mi sono sentito un giovane universitario fuori sede, dato che l'istituto opera dal 1935 per aiutare gli studenti dotati di sicuro talento ma con minor mezzi economici, sulla base di principi laici.
Qui sotto vedete una foto scattata durante l'incontro.





L'aneddoto, però è questo. La mattina successiva alla conferenza, in attesa del treno che mi avrebbe riportato a Milano, ho visitato una fumetteria nei pressi della stazione. Ho fatto diversi acquisti, tra cui il volume "Capitan Kentucky" di Don Rosa e "Alis" di Nives Manara, e poi mi sono accostato alla collezione di tavole originali in vendita. Ce n'erano di bellissime, ovviamente, e alcune piuttosto costose. Alla fine, alla ricerca di un buon rapporto qualità-prezzo, ho finito per portarmi via un original art di Tex firmato da Erio Nicolò, e quando dico "firmato" intendo davvero con sopra la firma.



Infatti, sulla tavola acquistata, fatto che non è troppo frequente, compare la sigla "Nic" mimetizzata sul terreno della capanna, come potete vedere nell'immagine accanto (mi sono limitato a fare la scansione della prima striscia, ma possiedo anche le altre due). Altro elemento di pregio, il fatto che compaiano sia Tex che Carson, e che Tex vesta gli abiti di Aquila della Notte. Elemento invece che sminuisce il valore, il fatto che non si tratti di una pagina d'azione. Mi è capitato di scrivere parecchie volte a proposito del collezionismo di tavole originali e, a beneficio di chi volesse approfondire l'argomento, riporto in appendice un articolo che ho pubblicato una ventina di anni fa in una rubrica che tenevo sulle pagine di Bhang, rivista edita dalla MBP.Ma arrivo al punto.


Frugando fra gli originali del negozio torinese, saltano fuori dei disegni realizzati in modo molto approssimativo, di taglio decisamente dilettantesco, eseguiti su semplici fogli A4 di una carta peraltro alquanto dozzinale. Possibile che scarabocchi di quel tipo fossero finiti in mezzo alle tavole di Walter Molino e di Giovanni Ticci, fra le quali erano mescolati? Chi poteva esserne l'autore? Incredibile ma vero, ho subito riconosciuto la mano dell'incapace imbrattacarte: la mia. Si trattava di disegni da me eseguiti in anni passati, tutti per lo stesso motivo: descrivere con più immediatezza le gag di Cico che sceneggiavo per Francesco Gamba.



Ho sempre detto come fra le mie cose migliori io consideri quella ventina di "Speciali Cico" che ho sceneggiato dal 1991 (Cico Trapper) al 2007 (Cico & Company), ognuno di 128 pagine piene di sketch. Ricordo che una volta il recensore di Comic Art contò quante gag e battute c'erano in uno di quegli albi e si meravigliò del numero che risultava. Spiegare una gag a parole, però, non è facile se si vuole comunicare un'idea precisa al disegnatore chiamato a realizzarla, dato che l'unico modo per sperare di divertire il lettore è che di divertano gli autori. Così, cercavo di aiutare Gamba allegando decine di schizzi alle sceneggiature che gli consegnavo, alcuni dei quali vedete a corredo di questo articolo.

Gamba deve aver messo da parte quei miei disegni realizzati solo per i suoi occhi e poi, un giorno che ha venduto in blocco una cartella di suoi lavori, ci sono finiti per sbaglio anche i miei scarabocchi. Proprio il buon Francesco (un disegnatore che ho sempre amato molto) ha parlato dei disegni che gli facevo in una intervista rilasciata nel 1999 ad Angelo Palumbo e pubblicata sul volume "Zagor, un'avventura senza fine", edito da Salvatore Taormina nella collana "Cronaca di Topolinia Special". Ecco che cosa dichiara Gamba: "Moreno Burattini è un puledro rampante pieno di entusiasmo. Mi procura documentazione, mi allega suoi disegnini per mostrare ciò che vuole, si fa in quattro quando sono a corto di testi. Quando abbiamo realizzato Cico Paladino, ha schizzato di suo pugno i disegnini impressi sul lenzuolo che Cicobrando appende al muro. Io ho trovato quegli schizzi così adatti all'uopo, che li ho solo lucidati e ritoccati! Temevo di rovinarne in candore, ridisegnandoli".



L'aneddoto raccontato da Gamba è verissimo, e in effetti potrei persino dire che nelle quasi settantamila tavole di Zagor uscite negli ultimi cinquant'anni, una l'ho disegnata io! Andate a vedere la tavola 37 "Cico Paladino" e troverete i miei disegni utilizzati da Francesco nel racconto di Baiardo, il cavallo parlante di Rinaldo, quello che nelle mie rime comincia così: "Il prode Rinaldo, gran paladino / aveva bisogno di un cavallino, / così i genitori per il compleanno / compran Baiardo e glielo danno". Che bei ricordi. Peccato che gli Speciali Cico non escano più.


PIU' UNICI CHE RARI


di Moreno Burattini - da Bhang! (MBP)



Parlando di fumetti, capita talvolta di trovarsi a discutere su quali siano i numeri più rari di una serie o dell'altra. Ma per quanto raro possa essere un albo, c'è qualcosa che è addirittura unico: i disegni originali, realizzati a china sottoforma di tavola o di striscia, oggetto anch'essi di una caccia accanita da parte di collezionisti di tutto il mondo. Per un appassionato di comics, infatti, non c'è nulla di più gratificante che poter custodire fra i propri cimeli non solo gli albi ma anche gli originali dei personaggi e degli autori a lui più cari. Chi abbia amato Rip Kirby e Li'l Abner, oppure Tex Willer e Alan Ford non potrà non desiderare di possedere una tavola autografa di Raymond e Al Capp, di Galep e di Magnus: e chi ha la fortuna di disporre di simili tesori sa di avere tra le mani pezzi unici al mondo, di cui tutti gli altri hanno solo riproduzioni. Come al solito, i collezionisti d'oltreoceano sono riusciti ad organizzarsi meglio di noi. Negli States, il mercato degli original arts è regolato da precise normative e da cataloghi e prezziari come il "Collector's Choice" e la "Graphic Gallery" che trimestralmente forniscono agli appassionati elenchi di materiali cedibili e rigorose quotazioni stabilite in base alla qualità e alla rarità dei pezzi. Alcune di questi listini sono addirittura stampati su carta patinata e offrono riprodotti gli originali posti in vendita. In Italia invece il commercio è affidato all'iniziativa di pochi mercanti-collezionisti, rintracciabili tra i banchi delle principali Mostre-Mercato del fumetto. I prezzi delle tavole autografe variano enormente a seconda di alcuni fattori. Innanzitutto il primo elemento a determinare la quotazione di mercato di un originale è il nome dell'autore: è logico che disegni di Will Eisner, Milton Caniff o Carl Barks siano più ricercati e dunque più valutati di altri, e se la tavola reca in calce la firma apposta dal pugno dal disegnatore il prezzo sale ancor di più. Di fondamentale importanza è anche la presenza nelle vignette dell' eroe titolare della serie: se vi compaiono solo personaggi di contorno, la quotazione si svaluta. Conta molto anche la dinamicità dell'azione raffigurata: strisce con primi piani e lunghe didascalie sono meno apprezzate di altre con figure in movimento e inquadrature panoramiche. Bisogna inoltre considerare la data di realizzazione: logicamente, il materiale più vecchio ha maggior valore. Anche lo stato di conservazione concorre a stabilire la quotazione di un original art, così come il formato gioca la sua parte. Infine, last but non least, è la disponibilità sul mercato in ragione del rapporto domanda/offerta a quantificare definitivamente il prezzo, che in alcuni casi risulta davvero esorbitante. Qualche cifra? Alcune tavole di Raymond e altre di Carl Barks sono state vendute per somme corrispondenti a oltre sei milioni di lire (e pensare che di Barks sono disponibili solo originali dell'ultima produzione, dato che la maggior parte dei suoi lavori "classici" sono andati distrutti!). Più abbordabili le strisce di Brick Bradford, cedute a circa 400.000 lire l'una, e quelle di Dick Tracy, che si possono portare a casa per mezzo milione (va detto che le mode influiscono sulla quotazione e che film come quello di Warren Beatty contribuiscono alla lievitazione dei prezzi). Una striscia di Galep vale circa 350.000 lire, e con circa la stessa cifra si possono comprare le tavole a doppia vignetta di Alan Ford opera di Magnus. Vi sembrano prezzi troppo alti per le vostre tasche? Non scoraggiatevi: "A me è capitato di acquistare per 40.000 lire una bellissima strip di Johnny Hazard, autografata e in ottimo stato di conservazione - racconta Fabrizio Pieralli sulla fanzine Collezionare - ho potuto prenderla a un prezzo piuttosto basso perchè il commerciante ne aveva comprato negli USA un lotto di varie migliaia". Contrattando un po' con i mercanti è possibile strappare anche degli sconti, magari giocando su piccoli difetti nello stato di conservazione del materiali: "sfruttando questo fatto - prosegue Pieralli - sono riuscito ad acquistare una favolosa strip del 1939 di Al Capp, firmata e con l'immortale Li'l Abner a sole 50.000 lire, quando normalmente ne vengono richieste almeno 200.000". Spesso le strisce vengono suddivise dai mercanti in singole vignette e vendute un po' per volta: si tratta di un piccolo scempio, ma se non altro i single panels hanno il vantaggio di essere alla portata di tutti i portafogli. Inoltre, incorniciati ed appesi in bella mostra i nostri originali non hanno nulla da invidiare a certe stampe e certi quadri d'autore che costano senza dubbio molto di più.