giovedì 2 settembre 2010

CAGNARA

Ho incontrato per la prima volta, e con una certa emozione, Maria Grazia Perini nel gennaio 2009 all'inaugurazione della mostra sul Corriere dei Piccoli alla Rotonda della Besana, a Milano. Sapevo che era una donna affascinante e del resto le leggende metropolitane vogliono che Magnus si sia ispirata a lei per dare un volto alla mitica Frieda Boher, la creatrice di Necron. Perciò, riconoscendola, mi sono avvicinato e mi ha fatto molto piacere scambiarci qualche parola: nei miei confronti, si è dimostrata cordialissima. Le ho detto che ero stato uno dei tanti ragazzi che leggendo la "Posta di Alan Ford" negli anni Settanta si imbattevano nella sigla M.G.P. con cui lei rispondeva ai lettori. L'avevo poi seguita come direttrice di Eureka e del Corriere della Paura.

Qualche settimana fa, però, sono anch'io stato, sia pure marginalmente, tirato in ballo in una polemica che ha visto M.G.P. contrapposta a Max Bunker, di cui era stata collaboratrice ai tempi dell'Editoriale Corno. Non entrerò nel merito delle altre questioni, ma mi sembra giusto dire qualcosa a proposito di ciò che mi riguarda. Il motivo del mio coinvolgimento consiste nel fatto che, ormai da un anno, mi sto occupando della parte saggistica e di approfondimento critico della ristampa mondadoriana di Alan Ford, che esce in edicola con il titolo di Alan Ford Story (due episodi raccolti ogni settimana in un volume cartonato).
Ecco che cosa scrive la Perini riguardo questa collana: "Max Bunker in non so quale numero (il fatto mi è stato segnalato via mail da un lettore più che attento) dice che Cirano, il bracco che faceva parte del gruppo TNT, era il cane di un suo amico e che Squitty, la cavietta, apparteneva ad una ragazzina che una volta fece visita alla Editoriale Corno. A onor del vero, il Cirano era il 'mio' bracco italiano e Luciano Secchi venne a casa mia (in quel di Milano, Via Varanini) a fotografarlo in tutte le pose possibili per poi darle a Magnus perché ne facesse la caricatura. E anche Squitty era la 'mia' cavietta, la portò un giorno a casa mio fratello che ai tempi lavorava come biologo, nel laboratorio di ricerca di una grande azienda farmaceutica".

Ora, sono stato io a riportare su Alan Ford Story i due aneddoti riguardo il Cirano e la Squitty. Dunque, mia potrebbe sembrare la responsabilità dell'eventuale falsificazione del vero, se falsificazione ci fosse stata.

Per la precisione, ecco che cosa ho scritto riguardo al bracco italiano su AFS n° 9: "la divertente figura del Cirano è stata modellata su un animale realmente esistente, il cane di un amico di Max Bunker, del tutto simile per vivacità e intelligenza e anche davvero somigliante al ritratto che ne ha dato Magnus".

Ed ecco che cosa ho scritto riguardo alla cavietta su AFS n° 11: "Max Bunker racconta di aver inserito la Squitty nel cast del Gruppo TNT per mantenere fede alla promessa fatta a una ragazzina da lui conosciuta nei pressi della redazione di Viale Romagna, che aveva appunto una cavia squittente come amica".

Come sono andate le cose? Ora, è chiaro che io, ai tempi in cui Bunker scriveva gli episodi in cui sono comparsi i due animali (i n°18 e n°21 di Alan Ford), ero un ragazzino con i calzoni corti e per di più vivevo a Firenze. Dunque non posso avere conoscenza diretta di quel che succedeva a Milano nella redazione dell'Editoriale Corno o in casa Perini. Essendo però abbastanza ben documentato, so dell' intervista sul numero 80 di Alan Ford in cui M.G.P. spiegava che Squitty e Cirano nella realtà vivevano con lei. Tuttavia, fin dall'inizio ho impostato i miei testi critici attingendo alle dichiarazioni di prima mano rilasciate da Bunker, di solito riportate fedelmente fra virgolette. In mancanza di testi preesistenti, ho cominciato a intessere con Secchi uno scambio di mail in cui puntualmente gli ho chiesto (e continuo a chiedergli) lumi e delucidazioni sulle storie che via via vado commentando, in uno scrupoloso sforzo di completezza ed esaustività. E' capitato così anche a proposito del Cirano e della Squitty.
Interrogandolo riguardo all'albo "Il cane da un milione di dollari", gli ho chiesto conferma del fatto che il bracco fosse ispirato a quello di M.G.P. e il noster-semper-noster mi ha spiegato che in realtà, stando a ciò che ricordava, la bestiola non era della Perini ma di suo fratello, e mi ha suggerito, per brevità, di dire semplicemente che apparteneva a un suo amico (ritenendo evidentemente di poterlo considerare tale). Dato che questa conversazione è avvenuta verbalmente durante la mostra di Lucca, non ho potuto usare le virgolette e mi sono limitato, nelle tre righe dedicate alla faccenda, a riferire quanto avevo saputo e che in fondo non contraddiceva, secondo me, quello che già conoscevo.

Mi pare infatti che la querelle si possa ricomporre in questi termini: il Cirano della realtà era davvero il cane di casa Perini, però Bunker ricorda (a torto o a ragione) che fosse di proprietà del fratello di Maria Grazia. Personalmente, non ho visto nessun motivo per mettere in discussione, almeno in questo caso, ciò che Max mi aveva detto e tutto sommato la questione è di poco conto. Bunker dice che il cane era di "un amico" (il fratello di Maria Grazia), M.G.P. dice che in realtà era di un'amica (lei stessa): la differenza non mi sembra sostanziale. Il cane poteva perfino essere di tutti e due.
Va notato che M.G.P. riferisce, nel suo intervento, di come la cavietta Squitty fosse stata portata in casa da suo fratello: può darsi che questo particolare abbia influito sui ricordi di Secchi, facendogli scambiare il cane per il roditore? Chissà. In ogni caso, c'era un fratello che in casa Perini aveva a che fare con gli animali domestici.
Mi pare perciò che le due varianti antitetiche possano trovare una sintesi nel ricordo sfumato di fatti di quaranta anni fa: uno ricorda un cane appartenuto a un fratello, una lo ricorda appartenuto alla sorella, a noi basti aver appurato che il Cirano esisteva davvero in una casa che Secchi frequentava e che a Magnus fu chiesto di farne una caricatura, quella che poi è passata alla storia. Esattamente ciò che io ho scritto.

Che dire invece della Squitty? Naturalmente, anche in questo caso, io mi sono limitato a riferire ciò che mi è stato detto. Stavolta, però, avevo una mail dell'autore e ho potuto scrivere "Max Bunker racconta". Peccato per le mancate virgolette dell'esatta citazione ma il testo era lungo e lo spazio era poco, per cui ho potuto soltanto fare il riassunto di quanto riferitomi. Perché dunque Secchi mi avrebbe dovuto parlare di una bambina e della cavietta squiettente se in realtà anche in quel caso la bestiola dimorava in casa Perini?
Provo a fornire una mia spiegazione (del tutto personale). A Max Bunker piace affabulare, ironizzare, giocare sui paradossi e sui non-sense. Esempio ne sia l'intervista rilasciata a M.G.P. stessa e pubblicata su Alan Ford dopo un incidente stradale di cui egli fu vittima. Nel fare la cronaca del sinistro, lo sceneggiatore raccontò una buffa storia di una famigliola di animaletti (mi pare fossero formiche) che gli avevano tagliato la strada costringendolo a sbandare. Io stesso, sempre nelle mie chiose alla ristampa Mondadori, ho pubblicato la risposta fornita da Bunker a proposito dell'albo "Missione da siuri". Avevo chiesto il perché di un titolo in milanese, dato che "siuri" (che si pronuncia "sciuri") signifca, in dialetto meneghino, "signori" o "ricconi".

Risponde Max: "Perché questo titolo? E perche no? Comunque in realtà avevo mangiato cavolfiori col mascarpone e avevo lo stomaco appesantito. Sono andato a dormire e ho avuto una visione (o sogno?). Una signora tutta vestita di bianco mi cantò: sciuri sciuri, sciuriddi tutto l'anno.... Al che io, stupito, risposi che non ero siciliano, ma milanese, e lei allora, con un largo sorriso materno, mi disse: 'sciuri' e, dopo una pausa: 'qui fai edificare una casa di appuntamenti, con pareti tappezzate di raso rosso e quadri riproducenti Venere al lavoro'. Poi svanì. Mi dimenticai di fare erigere l'edificio richiesto perché non me lo potevo permettere, ma la parola 'sciuri' rimase nel mio orecchio, la concepii come una missione, e così nacque 'Missione da sciuri'".
Meno male che in questo caso ho potuto riportare tutto fra virgolette, ma è evidente che talvolta Secchi preferisce rispondere alle domande strizzando l'occhio ai suoi lettori tramite gli intervistatori, o forse facendosi beffe delle domande insistenti fornendo risposte ironiche a danno appunto degli importuni che gliele pongono. Immagino che sia il suo modo di fare.
A questo punto e in fin dei conti, mi pare più che logico ipotizzare che la "bambina conosciuta nei pressi di Viale Romagna" e proprietaria di una squittente cavietta fosse, per allusione, proprio la stessa M.G.P.! All'epoca, la redattrice dell'Editoriale Corno era giovanissima e quotidianamente lavorava in Viale Romagna gomito a gomito con Bunker, il quale le avrà promesso appunto di inserire la Squitty, di cui lei gli parlava, nel cast del Gruppo TNT. Dunque, anche in questo caso, ho accettato la risposta interpretando in essa una perfetta metafora della realtà che la Perini ha confermato. Tutto torna e io credo di aver fatto bene il mio lavoro.
Spero che la mia esposizione di fatti e supposizioni giovi a ricomporre la vecchia amicizia fra Maria Grazia e Luciano, e che entrambi continuino a guardare con benevolenza il sottoscritto.