Il 3 marzo 2023 è uscito in edicola il settimo numero della collana trimestrale "Le grandi storie Bonelli". E' il terzo dedicato a Zagor. Le altre uscite hanno riguardato Tex, Mister No e Martin Mystère. Si tratta di "balenotteri" di lunghezza variabile che ripropongono in edicola, raccolte in un solo volume, avventure a fumetti di eroi bonelliani uscite originariamente su più albi. Il recupero riguarda racconti considerati "cult" o "must" o che comunque hanno lasciato il segno, e che a distanza di anni non è facilre recuperare. La serie venne varata nel 2021 in previsione dell'albo speciale con il team-up fra Tex Willer e Zagor: serviva preparare quell'evento rinfrescando la memoria dei lettori a proposito di due storie in cui lo Spirito con la Scure era andato in Texas e alle quali Mauro Boselli, sceneggiatore sia di quelle che dell'incontro fra l'ex Re di Darkwood e i futuro Aquila della Notte, voleva riallacciarsi. Si trattava di "Comancheros" e "Fratelli di sangue", avventure apparse per la prima volta nella Collana Zenith nel 1995 e nel 1999.
Dopo due "classici non nolittiani" scritti da Mauro Boselli, e dopo aver ceduto il testimone ad altri personaggi della Casa editrice, "Le grandi storie Bonelli" è tornata a occuparsi di Zagor e l'ha fatto ristampando un mio racconto datato 1993, "L'uomo con il fucile", appunto, disegnato da Gallieno Ferri. Combinazione vuole che in questa pfrimavera sia uscita anche la riproposta di un'altra storia del mio passato (anche se meno remoto), intitolsata "La palude dei forzati" e pubblicata in un volume da libreria.
Ne parlo in quresto video che potete trovare su YouTube.
La formula della collana prevede anche una introduzione scritta dallo sceneggiatore, e quando mi hanno chiesto di presentare questo reperto degli inizi della mia carriera, l'ho fatto intitolando il pezzo "La prima cosa bella". Lo riporto qui sotto.
LA PRIMA COSA BELLA
Quella che vi apprestate a leggere, o rileggere, raccolta in unico volume dopo essere stata originariamente proposta in tre puntate, è la settima storia di Zagor da me sceneggiata. Uscì in edicola nel luglio del 1993, a due anni dal mio esordio sulla Collana Zenith, avvenuto nel maggio del 1991. Reputo "L'uomo con il fucile" il racconto con cui sono uscito dall'inevitabile apprendistato che tutti i principianti si trovano a dover superare, cominciando a essere finalmente sicuro dei miei mezzi. Dopo un paio di anni di "rodaggio", insomma, quello fu il primo lavoro che mi lasciò pienamente soddisfatto. A lungo ho indicato questa storia come la mia preferita a chi mi chiedeva quale, fra quelle scritte da me, ritenessi la più bella. Successivamente ho risposto che, forse, “La palude dei forzati” (del 2004) era ancora migliore. Oggi, quando mi si pone la stessa domanda, segnalo magari “Zagor: le Origini” (del 2019), ma insomma il mio podio privato è questo. Il che potrebbe non significare nulla, se non fosse che di solito anche gli appassionati, quando ne discutono fra loro, mettono in fila una classifica non troppo dissimile.
Le mie primissime storie, soprattutto quella d’esordio, “Pericolo mortale” e la successiva, “L’abbazia del mistero”, vennero scritte, oggi me ne rendo conto, con verve da “lettore”: volevo inserire tutti quegli elementi nolittiani che tanto mi piacevano nelle avventure che avevo divorato negli anni della fanciullezza e dell’adolescenza, e credevo che avendo Nolitta come modello il resto sarebbe venuto da sé. Però poi, dopo gli iniziali entusiasmi, mi accorsi che sceneggiare Zagor con il piglio del professionista non era per niente facile e di come la stoffa dello sceneggiatore non si misurasse solo su un paio di exploit, ma sulla distanza. Credo che più o meno tutti gli appassionati abbiano una storia “ideale” nel cassetto, magari due, ma lavorando alle prese con un fumetto seriale si tratta di tirar fuori dal cilindro un coniglio dopo l’altro, ininterrottamente per anni, cercando ogni volta di stupire il pubblico. Così. dopo due o tre storie iniziali abbastanza brillanti, ho avuto uno sbandamento e c’è voluto un po’ perché rientrassi in carreggiata, con nuove consapevolezze. Ho temuto più volte di non essere all'altezza, di esaurire le idee, di non avere le spalle abbastanza larghe per reggere il peso della serialità e dello standard qualitativo bonelliano. A rassicurarmi sul fatto di essere effettivamente tagliato per scrivere Zagor provvide Decio Canzio, il braccio destro di Sergio Bonelli, che si diceva certo delle mie capacità. A farmi da istruttore mi fu invece assegnato Renato Queirolo, editor con gli occhi da nittalopo (“vede gli errori anche al buio”, diceva Mauro Boselli). Renato è stato invece per me come il sergente dei Marines che addestra i suoi allievi con il pugno di ferro, arrivando persino a farsi detestare, ma poi, dopo il giuramento, tutti gli sono grati per aver fatto di loro dei veri soldati. Mentre cercavo ancora la mia strada e imparavo il mestiere, nello staff di Zagor avvenivano grandi rivoluzionamenti. Se ne andavano collaboratori come Marcello Toninelli e Ade Capone, alcuni nuovi sceneggiatori venivano messi alla prova ma si arrendevano, entravano nello staff nuovi disegnatori, alcuni destinati a restare altri, ad andarsene. “L’uomo con il fucile” apparve in edicola subito dopo l’ultima di Toninelli (“La notte del massacro”) e la prima storia di Mauro Boselli apparsa sulla serie regolare, “Ladro di Ombre”, disegnata da Mauro Laurenti, anche lui al suo esordio zagoriano. Da lì in poi io e Mauro saremmo stati, per lungo tempo, i principali sceneggiatori di Zagor e se c’è un punto in cui la serie dello Spirito con la Scure inaugura un nuovo corso è proprio questo. Poco dopo, Boselli divenne anche il curatore della testata, e lo rimase fino alla fine del 2006, quando presi il suo posto, promosso sul campo da Sergio Bonelli. Successivamente, completamente assorbito da Tex e da Dampyr, Mauro ha smesso di occuparsi di Zagor (salvo scrivere, nel 2021, il team up fra lo Spirito con la Scure e Aquila della Notte), io invece ho continuato fino a oggi, finendo per risultare lo sceneggiatore con più pagine all’attivo, superando in quantità (giammai in qualità) perfino Guido Nolitta. Dicevo del mio iniziale desiderio, praticamente un’illusione, di rifarmi alla lezione nolittiana. Lungo l’arco di oltre trent’anni, dato che con il tempo con il tempo tutto si evolve, ho imparato meglio il mio mestiere, sono stato lasciato progressivamente sempre più libero e mi sono preso da solo molte libertà, ho cercato di adeguarmi ai tempi, ho ricevuto stimoli diversi e li ho ritrasmessi, e alla fine ho maturato mia personale “calligrafia”: la mia personalità si è fatta strada ed è emersa. Accanto a me, a farmi da nume tutelare, ho sempre avuto però una guida d’eccezione: il disegnatore de “L’uomo con il fucile”, Gallieno Ferri, maestro e amico indimenticabile. Le tavole che seguono dimostrano perfettamente la sua capacità di raccontare e di emozionare, un talento che ha segnato intere generazioni di lettori in Italia e nel mondo.