Sabato primo di aprile 2023 il sito specializzato in critica e informazione fumettistica uBC ha annunciato il varo, previsto per il lunedì successivo, di una nuova rubrica a mia firma intitolata “Poppe a fumetti”, dedicata appunto all’erotismo nei comics, con particolare riferimento alle forme femminili così come sono state cantate dai fumettisti. L’articolo di Marco Gremignai con cui si presentava la coraggiosa iniziativa lo potete leggere per intero cliccando qui:
Eccone un estratto:
Abbiano deciso di creare uno spazio appositamente dedicato a questo argomento “piccante”, esemplificato fin dal titolo. E siamo ben lieti di annunciarvi che è sceso al nostro fianco, come curatore di questa rubrica, un autore e saggista come Moreno Burattini, profondo conoscitore dell’universo fumettistico degli ultimi decenni e sagace critico spesso schierato, nelle pagine del suo blog e dei suoi social network, contro la dittatura imperante del politically correct, della censura e del cosiddetto senso del pudore, ad esempio in questo fondamentale articolo intitolato Erotismo e pornografia. Moreno, inoltre, ha realizzato alcuni fumetti che hanno contribuito a rilanciare il dibattito su queste tematiche, quali ad esempio L’anatomista eretico, Fata Turchina e Occhi di cielo. Siamo quindi ben lieti di lasciargli la parola!
Seguiva un mio breve testo, a mo’ di accettazione dell’incarico assegnatomi. Lo riporto qui sotto per intero.
LE TETTE LOGORANO CHI NON LE HA
di Moreno Burattini
Chi ha scritto i seguenti versi? “Mi perderei nei tuoi seni tremanti / nelle profonde oscurità del tuo corpo soave”. No, non il sottoscritto, noto pornografo, ma Federico Garcia Lorca nella sua poesia Canzone bruna. E questi che seguono? “Dal tuo petto nudo / aperto con le sue cupole gemelle / verso il mare navigavo libero”. No, non me medesimo, noto erotomane, ma Pablo Neruda, in Epitalamio. Non indaghiamo sul fatto che questi autori di lingua spagnola sembrano tutti fissati (e forse non a caso io ho un nome spagnolo) e veniamo invece a qualcosa che ho scritto davvero io, ovvero un aforisma (fra i tanti sull’argomento) tratti dal mio Mi ritiro per delirare: “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le tette.”
Da cultore della materia non potevo dunque esimermi dall’accettare la proposta, pur se indecente (anzi, proprio per quello), di curare questa nuova rubrica di uBC e che io avrei voluto intitolare Seno e coseno per ingannare gli algoritmi censori che, tempo fa, bloccarono addirittura la mia pagina Facebook – come ho spiegato in questo mio articolo intitolato Lettera dal mio giudice – per aver pubblicato una copertina audace di un romanzo di Simenon (cultore della materia più di me).
Seguitemi, dunque, con il vento in poppa, fin da lunedì prossimo quando pubblicherò il primo articolo di questa rubrica!
Lunedì 3 aprile, il giorno in cui avrebbe dovuto essere messo online il primo articolo di “Poppe nei fumetti”, uBC svelava che si trattava di un pesce d’aprile. Potete vedere l’annuncio cliccando qui:
Ecco alcuni passaggi del testo.
Ahimè, dobbiamo deludervi… la nostra nuova rubrica Poppe a fumetti era soltanto un Pesce d’aprile, anzi, una vera e propria zingarata.
Ecco cosa è accaduto dietro le quinte, per cercare di trasmettervi non solo il divertimento che ci ha spinti ad architettare questa zingarata, ma anche qualche considerazione più seria. Il 12 gennaio scorso: partendo dalla copertina “censurata” del Lanciostory n° 1 del 1998, viene elaborata una scherzosa cover per una fantomatica rubrica. Poteva finire tutto lì, con una gran risata condivisa con gli altri redattori: e invece, dopo alcuni scambi salaci – e impubblicabili – nella nostra lista interna, ci è venuta l’idea di imbastirci sopra un Pesce d’aprile, chiedendo a Moreno Burattini se accettasse di reggerci il gioco… cosa che Moreno ha fatto immediatamente, dal toscanaccio che è. A questo punto, il dado era tratto: e nei due mesi e mezzo successivi, abbiamo “preparato il terreno” anticipando o spostando l’uscita di altre rubriche, decidendo di non preparare altri pesci d’aprile, segnalando l’uscita di questa nuova rubrica in alcuni articoli… e soprattutto decidendo il taglio da dare al pezzo da pubblicare, con un tono serio(so) che non facesse subodorare subito che si trattasse di una burla – anche se, naturalmente, pensavamo che un articolo un po’ “strano” pubblicato il 1° aprile qualche sospetto lo generasse comunque…
E invece, non solo NESSUNO ci ha scritto “Maddai, non può essere vero, è un Pesce d’aprile…” ma abbiamo ricevuto proposte di collaborazione (!) per eventuali articoli della rubrica e, soprattutto, il pezzo pubblicato sabato a mezzogiorno è stato letto da numeri ENORMI per un sito come il nostro. Un risultato del genere ci ha fatto anche ipotizzare di creare davvero la rubrica: però, lo confessiamo, non ce la sentiamo di imbarcarci in un’avventura del genere, rischiando di tirarci addosso gli strali della censura e/o le crociate di qualche benpensante da tastiera. Un Pesce era e Pesce resterà, quindi… anche se NON chiudiamo la porta a eventuali articoli una tantum che riescano ad analizzare in modo rigoroso certe tematiche “piccanti”, come questo che Moreno Burattini aveva dedicato all’indimenticabile Biancaneve di Leone Frollo. A Moreno, inoltre, lasciamo (di nuovo) l’ultima parola, ringraziandolo nuovamente per averci retto il gioco e apportato credibilità alle nostre “Poppe a fumetti”.
Di nuovo seguiva un mio breve testo, e di nuovo lo riporto qui sotto per intero.
QUALCOSA È ANDATO STORTO
di Moreno Burattini
Nel breve testo a mia firma che avete letto per lanciare l’amo nel Pesce d’aprile di uBC, ho accennato a un episodio che mi è capitato dopo aver pubblicato sulla mia pagina Facebook non il resoconto di una mia avventura erotica, non la foto di una pornodiva al lavoro, non una bellezza in topless su una spiaggia, ma la semplice copertina di un romanzo di Georges Simenon (Lettera al mio giudice, tutt’altro che scollacciato) di cui avevo scritto la recensione, come riassumevo in questo mio articolo.
L’andazzo è tale che tra breve non solo non ci meraviglieremo più se, ricevendo in visita a Roma un politico di un paese integralista, dovremo velare le sculture con soggetti nudi esposti nei musei – come è già accaduto – ma se le veleremo tout court anche per i nostri occhi. Le fobie verso il nudo, artistico e no, sono sempre più diffuse (è recente la notizia della censura, in non so quale scuola della Florida, contro il David di Michelangelo) e sono sorrette da un malinteso, ma ormai imperante, senso della political correctness che porta a far sì che – in un sempre crescente numero di occasioni – ci si debba tappare la bocca da soli per non correre il rischio di offendere la sensibilità di qualcuno, per cui le idiosincrasie di alcuni sono ritenute motivo sufficiente per tarpare le ali a molti altri. Secondo me si esagera, ma essendo un bravo ometto mi adeguo all’andazzo: non sia mai che senza volere mi capiti di ferire il prossimo. Come autore satirico (collaboro con Il Vernacoliere di Livorno da molti anni) ero convinto fino a ieri che si potesse scherzare su tutto (accettando di buon grado di venire contraccambiato da chi volesse ridere di me), mentre oggi mi rendo conto che non è più così. Persino Rowan Atkinson ha smesso di fare Mister Bean per questo motivo, dichiarando “Sembra di essere nel Medioevo” come ricordavo in questo altro mio articolo intitolato Dio benedica i clown.
Nel mio breve pezzo introduttivo del primo aprile, che fungeva da esca appesa alla lenza, ho esordito citando i versi di due poeti di lingua spagnola. Chiuderò citando versi miei, anzi, Versacci: sono quelli di un epigramma intitolato “Qualcosa è andato storto”.
Pensare che c’è stato il Sessantotto
e nei Settanta ci si è ribellati
al perbenismo ottuso più bigotto
fino a sentirci tutti liberati,
per ritrovarci oggi a censurare
praticamente tutto, a ben guardare.
La morale della favola la traggo in questo ulteriore breve brano inedito, tratto dal mio diario personale (ebbene sì, ne tengo uno privatissimo che aggiorno tutte le sere - e che verrà pubblicato postumo). Il primo di aprile scrivevo:
Oggi è il giorno del pesce di aprile organizzato da uBC con la mia complicità: è stata annunciata in pompa magna una rubrica intitolata “Poppe a fumetti”, dedicata alle tette nei comics. Naturalmente è una burla, ma istruttiva perché una rubrica del genere non si potrebbe più fare impunemente e dunque quando, lunedì prossimo, annunceremo che si tratta di uno scherzo sarà come riconoscere che la political correctness ci vieta di fare sul serio. Non so bene chi me lo faccia fare di espormi così invece di stare tranquillo, ma forse è proprio il segno che contro il moralismo sono disposto a schierarmi e a battagliare.
Due note in conclusione. La prima: anni fa (nel 2012), anche su questo blog ho tentato un pesce d'aprile, secondo me ben riuscito, con la complicità di Giacomo Michelon e Piero Lusso. Ecco qui l'annuncio:
e poi la smentita:
La seconda: nessuno dei miei amici e conoscenti ha dubitato per un solo secondo che io non fossi in grado di curare davvero una rubrica intitolata "Poppe a fumetti".